ATTILIO
Cronaca

Quella strada degli eremi indicata dalla lancia. Dietro La Verna l’orma dei luoghi di Francesco

Il trofeo della Giostra traccia attraverso le Stimmate la mappa invisibile della fede aretina: dal sasso alle Celle fino a Montecasale

Quella strada degli eremi indicata dalla lancia. Dietro La Verna l’orma dei luoghi di Francesco

Il trofeo della Giostra traccia attraverso le Stimmate la mappa invisibile della fede aretina: dal sasso alle Celle fino a Montecasale

Brilli

Nei manifesti che annunciano il programma della Giostra del Saracino che si correrà il 1 settembre 2024 si legge, con piacevole sorpresa, che il torneo è dedicato allo scoccare degli ottocento anni delle stimmate di Francesco d’Assisi, "l’ultimo sigillo" che ha fatto di lui l’alter Christus.

Le fonti più attendibili segnalano la presenza di Francesco sul monte della Verna nel 1214, allorché viene creato un primo tugurio addossato ad un faggio, e quindi due anni dopo, nel 1216, quando viene elevata una prima rudimentale chiesetta.

Occorre tenere presente sin d’ora che l’idea di vita di Francesco e dei suoi seguaci della prima ora è conformarsi alla figura di Cristo, ed è espressa nel rigore della Regola non bollata, cioè non sottoposta ad approvazione papale, del 1221 dove si legge: "Tutti i fratelli cerchino di seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro, Gesù Cristo, e si ricordino che non ci occorre avere nient’altro se non, come dice l’apostolo, il cibo e di che coprirci". Con riferimento ai romitori, ossia alle primitive sedi costituite da tuguri, da spechi e da grotte, nella medesima Regola è scritto: "Si guardino i frati, ovunque saranno, di non appropriarsi di alcun luogo e di non contenderlo ad alcuno. E chiunque verrà da loro, amico o nemico, laico o brigante, sia ricevuto con bontà".

Le grotte o le capanne di frasche costituiscono quindi dei ripari confacentesi a coloro che vanno predicando nel mondo e non cercano alcuna forma di stanzialità e di possesso. Le parole della Regola dimostrano, fra l’altro, che non ha alcuna veridicità l’atto con cui Orlando Cattani, feudatario di Chiusi, nel 1213 avrebbe donato la Verna a Francesco "per la salvezza della propria anima". Nella prima biografia del santo, Tommaso da Celano riferisce che, per la meditazione, Francesco soleva prediligere lo scoglio solitario della Verna che si leva possente fra il Casentino e la Valtiberina.

Frate Leone racconta che nel 1224, due anni prima della morte, Francesco decise di fare una quarantena sul monte della Verna, in onore della Vergine e di San Michele Arcangelo. La quarantena si protrasse dalla festa dell’Assunzione, il 15 agosto, alla fine di settembre e si concluse con l’episodio delle stimmate. Frate Leone specifica infatti che è in questa occasione che "fu fatta su di lui la mano del Signore", e che "dopo la visione del Serafino e l’impressione delle stimmate sul suo corpo, Francesco rivolse lodi a Dio altissimo". La Verna ci ricorda che nel territorio aretino ci sono due degli eremi francescani nei quali si colgono basilari frammenti della storia o, se si vuole, della leggenda francescana.

Il primo è l’eremo di Montecasale che si trova in una piega boscosa dell’Appennino, a poca distanza da Sansepolcro. Sembra che l’eremo, ovverosia una grotta inglobata in un preesistente ospizio per pellegrini, sia stato prescelto da Francesco attorno al 1212. Per come appare oggi, la piccola chiesa è un modesto oratorio a cui si accede da un esiguo ambulacro a volta. Mediante un passaggio tagliato nella roccia, dalla chiesa si entra ad un’angusta cappellina che è la grotta dove pregava e riposava Francesco.

Nell’insieme, l’eremo di Montecasale può essere considerato una Verna in miniatura, infatti come il santuario delle stimmate ha uno splendido affaccio sull’alta valle del Tevere, inoltre presenta un’analoga topografia con il "letto di Francesco" e il Sasso Spicco. L’eremo delle Celle presso Cortona gode di un’ubicazione scenografica fuori del comune, poiché appare acquattato in una forra rivestita da una densa pelliccia di lecci e lambito da un torrente, il Fosso dei Cappuccini, che scorre precipite su lastre di roccia a gradoni. Si accede alle Celle superando il fosso mediante ponticelli a schiena d’asino che un tempo dovettero essere di legno.

L’eremo appare conforme al dualismo della vita di Francesco e dei suoi seguaci, i quali erano dediti alternativamente alla contemplazione in luoghi solitari, e all’assistenza spirituale e materiale dei bisognosi, lebbrosi compresi. Tommaso da Celano dice che Francesco ha sostato alle Celle nel 1224 di ritorno dalla Verna e diretto per l’ultima volta ad Assisi.

Negli anni successivi, nell’eremo è presente il cortonese frate Elia prima di diventare ministro generale dell’Ordine, il quale vi viene successivamente confinato, dopo essere stato travolto dallo scontro fra il pontefice Gregorio IX e Federico II, l’imperatore per il quale Elia ha svolto una basilare missione a Costantinopoli.

È in questa occasione diplomatica che il frate riporta dall’Oriente un frammento della Vera Croce. Racchiuso in uno splendido reliquiario sul quale avremo modo di intrattenerci, il frammento si trova tutt’oggi nella chiesa cortonese di San Francesco. Questo carismatico personaggio ha dotato la medesima chiesa di altre due reliquie, la tunica indossata da Francesco in punto di morte e il cuscino donato dalla patrizia romana Jacopa de’ Settesoli per sostenere il capo di Francesco morente. La dedica della giostra agli ottocento anni delle stimmate è pertanto anche un invito ad "Andare per eremi francescani", come suona il titolo di una loro recente guida.