SERENA CONVERTINO
Cronaca

"Quella volta di mio nonno ad Arezzo". Il ricordo di Re Carlo in Parlamento. La città protagonista nel discorso

Giorgio VI, visitò le truppe britanniche e alleate nel luglio e agosto del 1944, ha ricordato il sovrano in Aula. L’aneddoto in un lungo intervento che tocca tante pagine di storia comune tra l’Italia e la Gran Bretagna.

Il discorso di Re Carlo in parlamento

Il discorso di Re Carlo in parlamento

Basta, basta Arezzo alla gloria d’Italia. E’ stato un lungo discorso in un italiano imperfetto ma spedito quello che il sovrano del Regno Unito Carlo III, ieri al suo terzo giorno di visita in Italia con la regina consorte Camilla, ha tenuto in Parlamento. E nel farlo, ha citato anche Arezzo.

Con l’eleganza di un re, tra storia, letteratura, guerra e ambizioni di pace, Carlo III ammutolisce il Parlamento già dopo l’apertura del suo discorso, ironizzando sul proprio italiano: "Spero di non stare rovinando la lingua di Dante così tanto da non essere più invitato in Italia".

Tra le tappe della sua visita, la deposizione di una corona al Milite Ignoto in ricordo delle forze impegnate nella Prima Guerra Mondiale e l’accenno a quello che, tra poche settimane, sarà l’ottantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale.

"Ricorderemo l’orrendo prezzo della guerra e il dono prezioso della pace". Ed è proprio qui, che Carlo III nomina Arezzo: "Mio nonno, re Giorgio VI, visitò le truppe britanniche e alleate nel luglio e agosto del 1944, soggiornando presso un quartier generale nei pressi di Arezzo".

Un evento che, nella storia aretina, occupa una pagina dolorosa ma che ne segna, a costo del sangue, anche la gloria. Secondo le ricostruzioni storiche, Giorgio VI, padre della regina Elisabetta II, arrivò ad Arezzo la sera del 25 luglio 1944 accompagnato dal generale Oliver Leese e da un plotone speciale: quello dei Gurka, che si erano accampati nella sede dell’attuale liceo classico. L’obiettivo del sovrano era proprio quello di seguire personalmente l’azione del corpo speciale inglese che era composto da indiani specializzati nella guerriglia all’arma bianca e incaricati di uccidere i tedeschi asserragliati nel colle di Campriano. Come racconta in prima persona su La Nazione Pier Lodovico Rupi, pare che il re, una volta accampatosi a Sargiano, in una presella che prenderà il nome di "Campo del Re", seguì le operazioni di guerra dal Prato, usando un telescopio. L’azione della notte tra 26 e 27 luglio fu decisiva. I Gurka portarono a termine il compito di neutralizzare le diecine di tedeschi asserragliati nelle trincee nel colle di Campriano. Gli eserciti alleati, bloccati nella piana di Arezzo dal 16 al 27 luglio, in pochi giorni arriveranno a Firenze.

Un legame con la Toscana, quello della casata reale inglese, testimoniato a più riprese dalle visite dell’ex principea Firenze e non solo. La coppia reale è infatti assidua frequentatrice della Toscana anche grazie alla storia di amicizia che la lega alla famiglia Frescobaldi. Bona e Vittorio non hanno infatti mai nascosto degli inviti della famiglia reale, che tante volte hanno ospitato nei loro possedimenti.

Quello verso Arezzo, è quindi l’accenno di un ricordo, in un lungo discorso che tocca tante pagine di storia comune tra Italia e Gran Bretagna. Una storia che, come si augura il sovrano, sarà fatta ancora una volta di sfide da superare insieme. "E quando lo avremo fatto, potremo dire, con Dante: ‘e quindi uscimmo… a riveder le stelle’".