REDAZIONE AREZZO

Quelle corse veloci appese a un filo. Poche soluzioni, perfino per Firenze. Roma e Milano sempre più lontane

Il quadro degli orari ricalca quello di sempre, dopo anni dalle ultime conquiste non ci sono altre opzioni. Poche occasioni anche nelle direzioni più strategiche, intercity ridotti all’osso per raggiungere Firenze.

La mappa dei treni veloci che fanno tappa alla stazione del capoluogo nei collegamenti tra nord e sud

La mappa dei treni veloci che fanno tappa alla stazione del capoluogo nei collegamenti tra nord e sud

Frecce sì ma spuntate. Il quadro dei collegamenti veloci si è come fermato nel tempo, facendo ormai di Arezzo una stazione di periferia. Da una parte il sogno di Medioetruria, dall’altra la realtà ridotta all’osso. Da Arezzo a Roma i collegamenti veri sono due e non più di due: entrambi a cavallo delle stesse lancette. Il primo alle 6.33 e l’altro alle 7.50: ottimi "passaggi, in meno di due ore sei a Termini. Ma la festa finisce qui. In teoria con una terza alternativa: partenza alle 20 ma arrivo intorno alle 23. Motivo? È uno di quei treni che prima va a Firenze, qui pesca la coincidenza giusta e torna indietro andando verso Roma. Un asse non proprio veloce e comunque appeso ad un cambio indispensabile.

Vediamo il ritorno, nella tratta da Roma ad Arezzo. Due soluzioni, entrambe serali. La prima alle 18.35 e la seconda alle 21.10, con rientro dalla capitale intorno alle 20 e alle 22.30. Due buoni servizi, senza cambi nè coincidenze, ma gli stessi di anni fa, quando eravamo riusciti a recuperare la Freccia soppressa comoda per l’ora di cena. La storia si è interrotta lì, per il resto i collegamenti sono legati agli intercity, lontani dalla dizione di treni veloci.

Spostiamoci verso Milano: non facilissimo. Una e una sola la corsa senza coincidenze e quindi senza dover prendere il bagaglio, scenderlo e ricaricarlo su un altro treno: siamo alle 6.25 della mattina. Buono per una giornata milanese ma anche, tra l’altro, senza poter scendere alla stazione centrale, unica opzione quella di Milano Porta Garibaldi. Persa quella un giro di ruota: si va in diretta al giorno dopo. Con un’alternativa che si gioca in 18 minuti: partenza alle 19.59 e arrivo prima delle 23.

Tutto sempre che a Bologna le cose vadano per il verso giusto: ci sono 18 minuti di tempo per saltare sulla coincidenza, una seconda Freccia realmente puntata su Milano. Sennò addio. E sulla via del ritorno? La preziosa Freccia delle 18.49, con arrivo e ritorno ad Arezzo alle 21.31: comodissima ma anche l’unica possibilità reale di riproiettarsi verso casa. Con l’alternativa delle 5.10 di mattina, almeno la possibilità di decidere anche l’opzione di una notte a Milano per poi riprendere la via della città. In mezzo una corsa alle 15 con arrivo però in cinque ore e la solita coincidenza in bilico: ma stavolta paradossale, perché bisogna sfrecciare fino a Roma e poi riprendere la via del nord. Tecnicamente un’opzione ma difficile da considerare nella rosa delle corse possibili.

Se insomma stringi, la centralità di Arezzo si perde in una manciata di Frecce reali. C’è anche quella per Torino e teniamocela stretta: ma è la stessa corsa delle 6.25 per Milano, che, bontà sua, allunga il suo percorso fino al Lingotto, anzi a Torino Porta Nuova. Che ha il suo treno di ritorno, alle 17.40, lo stesso che fa scalo a Milano e da lì diventa il convoglio di ritorno del quale parlavamo prima. Giri il cilindro, i treni sono gli stessi, di conigli se ne trovano davvero pochi. Perfino nelle direzioni più ravvicinate. Come per Firenze. Da Arezzo a Santa Maria Novella ce ne sono due in tutto: uno alle 7.32 e l’altro alle 20.26, ricambiati da una coppia di ritorno, il primo alle 5.45 e il secondo alle 21.52. L’alternativa sono i regionali veloci, quasi un ossimoro, ma i cui tempi di collegamento viaggiano spesso su tempi di spostamento superiori a quelli di 30 anni fa e soprattutto in bilico sul filo dell’incertezza: basta un niente e tutte le certezze saltano.

Come il treno più comodo per Venezia: un intercity, viaggia nottetempo e all’alba sei in laguna. Ma salta nel cuore dell’estate. Primo caso di coniglio che ritorna dentro il cappello.

Lucia Bigozzi