Arezzo, 2 dicembre 2024 – Si è concluso con entusiasmo e soddisfazione il progetto Quello che ci muove, il percorso che ha portato il potere benefico della danza e della relazione con il corpo all’interno dell’I.C. Severi, grazie al sostegno del bando Per Chi Crea promosso da SIAE e MiC.
Il prezioso progetto promosso dall’Istituto Comprensivo Severi in sinergia con l’Associazione Sosta Palmizi un partenariato con il Comune di Arezzo, la Fondazione Guido d’Arezzo, il centro d’arte Rosy Boa e MACMA ha coinvolto 125 bambini e ragazzi in esperienze di laboratorio e circa 600 come spettatori agli spettacoli della rassegna di Sosta in replica matinée al Mecenate, offrendo loro la possibilità di esplorare il valore pedagogico della danza come strumento per favorire la relazione con sé e con l’altro.
Progettato e coordinato da Ilaria Gradassi e Marcella Manco, insegnanti della secondaria Severi, il percorso si è sviluppato su più livelli grazie al supporto di Sosta Palmizi e ha proposto un ampio ventaglio di attività coinvolgendo gli studenti in esperienze artistiche e culturali alcune delle quali hanno visto la loro restituzione al pubblico lo scorso 21 novembre al Teatro Mecenate di Arezzo alla presenza di alunni, genitori e insegnanti coinvolti in un pomeriggio di condivisione durante il quale si sono susseguiti l’esito del laboratorio perAria di Giorgio Rossi, la proiezione del video Désir Mimétique a cura di Jacopo Jenna sulla trasmissione del movimento e del cortometraggio On move a cura di MACMA e realizzato da un gruppo di studenti proprio sul percorso Quello che ci muove.
Nel corso del progetto la danza e il movimento hanno rappresentato un raffinato strumento di promozione del benessere psico-fisico e i numerosi ospiti coinvolti hanno dato un contributo fondamentale alla qualità del percorso e al coinvolgimento degli studenti.
La collaborazione con artisti e compagnie di danza, professionisti che operano a livello nazionale e internazionale tra cui Zaches Teatro, Jacopo Jenna, Valentina Dal Mas, Gaia Gonnelli e Giorgio Rossi, oltre a facilitare la visione consapevole, più profonda e critica, degli spettacoli ha arricchito il progetto di momenti di sperimentazione diretta.
I bambini e i ragazzi hanno potuto riflettere sui temi della fiaba, della trasmissione del movimento danzato e sulla coreografia contemporanea, favorendo l’esplorazione di sé, il lavoro di gruppo e la scoperta delle potenzialità del corpo utilizzando la danza come strumento di espressione e comunicazione.
Accanto a queste esperienze, un percorso curato da Ilaria Gradassi e Marcella Manco con un gruppo misto di bambine della scuola primaria e ragazze della secondaria, che ha indagato i molti modi di raccontare la danza nei secoli con l’arte figurativa – dalla preistoria alle avanguardie - e le parole e le illustrazioni nella letteratura per ragazzi.
Un’esperienza che ha portato anche alla produzione di vere e proprie opere d’arte confluite nella mostra Parade alla galleria Rosy Boa, dove la critica d’arte Matilde Puleo ha raccontato ai ragazzi come si progetta e organizza una mostra e ha guidato il gruppo nell’ideazione di un concept, nell’allestimento e nell’accoglienza nel giorno dell’inaugurazione.
L’attività di promozione culturale ha avuto una dimensione significativa anche grazie alla realizzazione di uno scaffale tematico dedicato a danza, corpo e movimento nella biblioteca scolastica e all’incontro-intervista con Beatrice Masini, una delle più grandi scrittrici e traduttrici italiane che alla danza ha dedicato molta della sua produzione.
Infine, un viaggio a Reggio Emilia ha permesso ai ragazzi di visitare la Fonderia, sede della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, e la mostra Marionette e Avanguardia, dove le opere studiate sono state viste dal vero, con la possibilità di cogliere davvero il ruolo di primo piano che i puppets hanno avuto dai primi del Novecento nel teatro e nella danza.
“Quello che ci muove” ha avuto un impatto profondo sugli studenti partecipanti, stimolando la loro creatività, la consapevolezza corporea e il senso di comunità. Attraverso il movimento e la danza, il progetto ha dato voce e spazio a emozioni e riflessioni personali, favorendo la crescita individuale e collettiva, e rappresentando un modello di integrazione tra danza ed educazione.