Salvatore Mannino
Cronaca

Rebus scuola e trasporti: il confronto è partito ma i nodi restano

Il tavolo rinvia a riunione più ristrette. Un rappresentante di istituto: orari sfalsati significano straordinari e mense: chi paga? L’ipotesi: due turni al mattino e al pomeriggio

Ragazzi in attesa dello scuolabus

Arezzo, 10 dicembre 2020 - A parole sono tutti d’accordo, presidi e dirigenti delle aziende di trasporto pubblico, sindaci e prefetto. Il problema vero è come sfalsarli gli orari delle scuole, e quindi quelli di bus e treni, in modo da evitare che un’eventuale, quasi probabile, terza ondata del Covid non si trasmetta anche, magari soprattutto, attraverso i mezzi pubblici che portano a scuola gli studenti e poi li riportano a casa.

E qui nascono tutta una serie di questioni, per ora irrisolte, che hanno fatto da sfondo ai due tavoli di lavoro di ieri, il primo in mattinata, il secondo nel pomeriggio in prefettura, introdotti dalla proposta che dalle pagine della Nazione aveva lanciato il presidente di Tiemme Massimiliano Dindalini: con due orari di ingresso per le lezioni in presenza, alle otto e alle dieci di mattina, siamo in grado di trasportare tutti gli studenti in sicurezza.

Una «provocazione» nel merito della quale i protagonisti per ora non sono entrati più di tanto. Tutti, a cominciare dai 35 presidi delle scuole superiori e dal dirigente scolastico provinciale Roberto Curtolo, si sono detti disponibili ad approfondire, i dirigenti delle aziende di trasporto hanno ribadito che col 50 per cento come limite di capienza non sono in grado di garantire il servizio per tutti, tanto che alla fine si è deciso di demandare a tavoli più ristretti, per le quattro vallate più il capoluogo, che da solo vale la metà del problema complessivo, anche se il Valdarno in particolare è un’altra bella gatta da pelare.

Una specie di screening di massa del caso scuola-trasporti: più si effettua da vicino e più ci si avvicina ai veri nodi che restano sul tappeto. Quali siano li indica il preside di uno dei principali istituti della provincia, che preferisce rimanere anonimo. Ma valgono per lui come per i colleghi. Se non si trova una soluzione è come trovarsi davanti a un motore che continua a girare in folle.

Sono il primo, dice il nostro interlocutore, ad ammettere che la questione del trasporto degli studenti è stato uno dei moltiplicatori di virus della seconda ondata ora in via di raffreddamento, quindi in linea di principio sono il primo a dire che l’unica maniera di uscirne è cambiare gli orari. Di quanto? Un quarto d’ora, mezz’ora cambiano poco, gli studenti continuerebbero ad ammassarsi sugli stessi bus o treni di settembre e ottobre.

Ci vorrebbero dunque le due ore di cui parla Dindalini, ma a questo punto noi presidi ci troviamo dinanzi a giganteschi interrogativi. Per dirne uno, insiste il nostro preside, cominciare le lezioni alle 10, significherebbe finirle, con le classiche cinque ore di lezione, fra le 15 e le 16.

Il che vuol dire che ai ragazzi qualcuno deve dare da mangiare all’ora di pranzo: come, visto che le mense non ci sono e crearle ora in condizioni di sicurezza è particolarmente difficile? E con quali soldi, visto che il nostro budget di istituto, stabilito dal ministero, resta lo stesso?

Idem dicasi per il personale scolastico, in particolare quello non docente: allungare l’orario di apertura delle scuole comporta straordinari che vanno pagati ad ausiliari già impegnati dai ferrei protocolli di pulizia. Chi li paga se nessuno aumenta i budget a disposizione dei presidi? Alla fin fin è un gigantesco sforzo organizzativo per il quale servirebbero risorse che allo stato attuale non ci sono.

Sfalsare gli orari significa anche questo, avere fondi a disposizione. Di qui al 7 gennaio della riapertura delle scuole c’è quasi un mese, bisognerà sfruttarlo bene e non bastano i tavoli locali. Qualcuno, nella riunione del pomeriggio in prefettura, ha fatto balenare l’ipotesi di due turni giornalieri di lezione, la mattina e il pomeriggio.

Risolverebbe il problema delle mense che non ci sono, però non quello degli straordinari di bidelli e affini. Intanto, la Regione dà il via libera a un’altra novità: i volontari che vigilino alle fermate dei bus per evitare gli assembramenti dei ragazzi. Qualcosa si muove, ma il corpaccione della scuola fa ancora fatica a trascinarsi fuori dalle secche.