"Serve una terapia d’urto". Il dossier Pronto soccorso è tra le priorità della Regione e l’assessore Simone Bezzini lo ribadisce nella giornata aretina dedicata ai cantieri aperti su ospedali e case di comunità. La spina nel fianco è la carenza di personale anche se al San Donato è in arrivo una task force di infermieri per l’hub dell’emergenza. Tuttavia resta un "vuoto" da colmare: specializzandi che scelgono altre discipline, scuole di formazione a secco di giovani laureati che puntano su questo settore.
"Occorre considerare questo segmento professionale specifico del mondo medico e valorizzarlo economicamente e con un piano straordinario".
La Regione fa la sua parte con le risorse a disposizione "a fronte di trasferimenti statali che purtroppo non stanno arrivando", assicura Bezzini che rilancia. "Per rendere attrattiva questa specializzazione è necessario aumentare la retribuzione economica fin da subito, e migliorare le condizioni di lavoro di chi opera sette giorni su sette al servizio della comunità affrontando situazioni gravi e comunque impegnative". Per questo, secondo l’assessore regionale "è sempre più necessaria una terapia d’urto nazionale con interventi di natura eccezionale perchè non batano alcuni correttivi". Se da un lato il piano di investimenti su ospedali e case di comunità e sulle centrali operative territoriali è finalizzato a potenziare i servizi avvicinandoli alle esigenze del cittadino e creando percorsi di cura e riablitazione sempre più personalizzati, dall’altro consente di alleggerire la pressione sui pronto soccorso, sopratutto sul San Donato: sono circa duecento gli accessi giornalieri. Un modo per alleggerire il carico di lavoro di medici e infermieri e arginare "l’esercito" di persone con codici minori che preferiscono il pronto soccorso al proprio medico di famiglia. Ma è chiaro che ancora non basta per "la terapia d’urto" evocata da Bezzini.
L’altro fronte aperto sul quale la Regione ha già stanziato risorse, è il piano per arginare gli atti di violenza contro medici e infermieri, fenomeno sempre più ricorrente, anche nelle corsie aretine. "C’è già una delibera approvata con un pacchetto di risorse per tutte le Asl che superano i due milioni: è quello che possiamo fare con le disponibilità previste in finanziaria: risorse a disposizione delle aziende sanitarie per migliorare i sistemi di sicurezza nei diveris setting assistenziali, a partire dai pronto soccorso".
Nella Asl Sud Est "in accordo con quanto previsto dalle direttive regionali e nazionali, stiamo predisponendo sistemi di sorveglianza che presto verranno estesi in tutti i 13 pronto soccorso aziendali" spiega il direttore generale Antonio D’Urso. Che aggiunge: "Abbiamo anche previsto personale, adeguatamente formato, dedicato ai Pronto Soccorso con il compito esclusivo di comunicare, a scopo preventivo per evitare incomprensioni, con l’utenza: parenti, accompagnatori e i pazienti stessi". L’impegno riguarda anche la formazione del personale sulle tecniche della comunicazione non violenta e della de-escalation. Assicuriamo il supporto ai professionisti che subiscono atti di violenza, sotto il profilo psicologico e giudiziario perchè nessun operatore si senta mai solo".