
Operai di un industria in un momento del loro lavoro (foto archivio)
Arezzo, 26 aprile 2020 - I virtuosi dell’export, dell’oro, della moda o di qualsiasi altro settore produttivo, possono ripartire subito. E’ la riapertura fai-da-te e la sponsorizza Confindustria interpretando una lettera firmata domenica dai ministri delllo sviluppo economico, delle infrastrutture e della salute allla collega dell’interno: strategiche, e quindi con deroga, sono tutte quelle aziende che lavorano prevalentemente per l’estero.
Per loro non c’è bisogno di aspettare il fine lockdown del 4 maggio, è il succo che ne trae l’associazione degli industriali, che ha già fatto partire una circolare diretta a tutte le aziende iscritte ed interessate: se lo ritenete opportuno, potete tornare a produrre immediatamente. Teoricamente, dunque, da ieri, anche se agli effetti pratici è difficile pensare che le imprese coinvolte possano organizzarsi prima di stamani o o magari di domani.
Si tratta in sostanza di una ripartenza che avverrà (o avverrebbe, a seconda di quanti si adegueranno alle indicazioni di Confindustria) non sulla base dell’ultimo decreto Conte, quello di domenica che pure ha lasciato una miriade di delusi e scontenti nel mondo dell’economia, ma ampliando i termini di un precedente decreto, quello del 10 aprile, che già aveva allargato i codici Ateco (quelli di attività economica) che potevano rimanere aperti.
Domenica appunto la nuova lettera di Paola De Micheli ( Pd, ministro delle infrastrutture, Stefano Patuanelli, ministro dello sviluppo economico, 5 stelle) e Roberto Speranza (ministro della salute, Leu) a Luciana Lamorgese, titolare dell’interno che chiedeva chiarimenti. La Nazione è in grado di anticiparne i contenuti: «Nelle more di un intervento chiarificatore con il dpcm che entrerà in vigore il prossimo 4 maggio, si propone di adottare un criterio che si estenda a quelle attività produttive orientate in modo prevalente alle esportazioni...nonchè a quelle attività nel settore delle costruzioni...».
E qui si fa riferimento ai cantieri di edilizia pubblica, penitenziaria e scolastica che sarebbero i primi a ripartire. La lettera non fissa quote di export sul fatturato come aveva fatto il governatore Rossi, che aveva indicato la soglia del 25 per cento, ma per Confindustria è indubbio che ci rientrino quasi per intero oro e moda, i cui livelli di esportazioni sono ben al di sopra del 50 per cento e raggiungono il molti casi addirittura l’80 per cento della produzione.
Di qui la decisione di inviare la lettera che invita tutti, se lo vogliono, a riaprire il prima possibile, semplicemente dandone comunicazione alla prefettura. E’ un po’ quello che hanno già fatto le aziende della metalmeccanica che sono ripartite nei giorni scorsi, come la Menci di Castiglion Fiorentino e la Ittedi di di Pergine o che non si sono mai fermate, come la Ceia di Viciomaggio, la Saima Meccanica di Indicatore e l’Abb-Fimer di Terranuova (1200 dipendenti fra diretti, interinali e indotto).
Anche Prada aveva parzialmente riaperto gli stabilimenti di Terranuova e Bucine interpretando i codici Ateco e ricominciando almeno con la realizzazione dei prototipi della collezione autunno-inverno. Dovrebbe seguire adesso l’intero settore della moda, che ha fretta di riaccendere i motori proprio per non perdere quote sui mercati internazionali.
Più contraddittoria la situazione degli orafi, sospesi fra la rassegnazione ad aspettare il 4 maggio perchè i principali mercati sono chiusi e la voglia di riaprire almeno per riavviare i macchinari. Ieri mattina il primo segnale di sblocco dall’estero: a Dubai è tornato in attivo il Gold Suk, principale centro di acquisto e cessione dei gioielli.
Restano ancora al palo gli Usa, con Hong Kong in stad-by. Ripartissero in settimana oro e moda sarebbero 2 mila aziende (1200 orafe e 800 della moda) e 20 mila occupati, sui 42 mila totali della manifattura, che tornerebbero al lavoro da subito. L’edilizia da sola ne vale altri 12 mila, ma quanti sono quelli coinvolti? I conti si faranno nei prossimi giorni.