Arezzo, 20 marzo 2020 - Ai tenpi del coronavirus, ler ricette dei medici viaggiano per sms. Già dall’inizio dell’emergenza non c’era più bisogno di passare dal «dottore», almeno da quelli più tecnologizzati, ma da ieri mattina il sistema è ancora più perfezionato. A cominciare dalla Casa della Salute «Guadagnoli», i cui ambulatori medici sono in realtà trasferiti da qualche mese nel complesso del «Baco d’oro» di via XXV Aprile.
Gli altri studi medici si vanno progressivamente adeguando, perchè la piattaforma informatica, fornita direttamente dalla Regione, è unica. Il funzionamento teorico è facile, quello pratico un po’ più complesso. A chi ha bisogno di un medicinale che sia già registrato sulla sua cartella clinica presso il medico di famiglia, basta una telefonata di richiesta in segreteria.
Le addette erificano che il farmaco sia nella lista, compilano la ricetta elettronica e poi la inviano per via telematica a uno dei medici della struttura, che la firma in forma digitale. A seguire, sempre on line, la spedizione al server della Regione, dalla quale il file rimbalza direttamente sul cellulare del paziente. In realtà non tutto fila così liscio, così come non tutto era andato secondo i piani nella prima parte dell’operazione, che prevedeva ancora l’invio della ricetta (a quel punto solo da stampare) all’indirizzo mai degli interessati.
Anche il sms stenta qualche volta ad arrivare e spesso, come confermano gli addetti, serve una seconda telefonata di sollecito, perchè a tratti il server si intasa. Il vero collo di bottiglia è però in farmacia. Perchè lì il farmacista deve ridigitare il numero riportato nel messaggino sulla tastiera del computer e associarlo alla tessera sanitaria. Solo a quel punto dal Pc emerge finalmente la ricetta che va stampata per incollarci sopra le fustelle e calcolare il ticket.
Insomma, quel che pare semplice (tutto in un sms) nello studio medico, diventa assai più farraginoso dopo. Siamo in emergenza e di clienti in giro non ce ne sono tantissimi, ma se il sistema messo a punto in pochi giorni dovesse essere applicato in tempi normali, le code davanti ai farmacisti diverrebbero lunghe più di un anno santo. Il che non toglie che sia un’interessante innovazione applicabile con qualche correzione anche fuori dalla bufera, in modo da ridurre gli affollamenti degli ambulatori.
Il tutto però va reso più snello. Nota a margine: le ricette rosse, quelle sul modulo regionale non elettronico, vanno ancora ritirate di persona. Un’incongruenza, nel pieno della crisi Non è la sola novità che emerge alla Casa della Salute e negli altri studi medici. Le visite ordinarie, quelle che sono l’altro principale fattore di intasamento degli ambulatori, sono pressochè sospese.
Fra paziente e medico c’è un filtro telefonico sui sintomi dichiarati. Se sono quelli non gravi che di solito spingono gli aretini dal dottore, si rimanda a tempi migliori. Altrimenti, nei casi più urgenti, il paziente viene invitato a passare in ambulatorio. Prima, però, gli viene misurata la temperatura e gli vengono fatte lavorare le mani. Gli addetti della Casa della salute portano mascherina e guanti: si cambiano d’abito a ogni fine turno. Il minimo per rischiare il meno possibile: loro e noi.