"Siamo passati da 300 a 400 richieste di aiuto in un anno. Quando manca ancora un mese alla fine del 2024, questi sono i dati delle donne che si sono rivolte al Pronto Donna". Lo spiega Ursula Armstrong, presidente dell’associazione (nella foto con la presidente uscente Loretta Gianni). "Un dato che impatta. Sappiamo che è solo la punta di un iceberg, ci sono tantissime donne che, per i motivi più vari, non se la sentono di rivolgersi a noi. Per questo è difficile dire quanto è aumentata la violenza sulle donne in città; di certo c’è l’aumento di richieste di aiuto. Un dato che però si potrebbe leggere, e voglio sperare, in un aumento di informazioni. L’attenzione negli ultimi tempi è aumentata. Non si parla di violenza sulle donne solo il 25 novembre, ma in tutto l’anno".
Di che tipo di violenza?
"I dati Istat a livello nazionale dicono che solo l’1% della violenza di genere è di emergenza, e lo rileviamo anche da noi. Spesso non è il grande caso, ma siamo di fronte a donne intrappolate in relazioni tossiche dalle quali fanno fatica a uscire. Si tratta di violenze fisiche, ma anche psicologiche, economiche, lo stalking è ormai piuttosto comune".
Chi si rivolge a voi?
"Donne, madri, mogli, single. Senza distinzione di età, estrazione sociale, e di nazionalità. Nel 2024 sono state circa 50 le donne, tra 50 e 70, che si sono rivolte a noi, e diverse le abbiamo accolte nelle case rifugio. Quattro tra di loro avevano più di 70 anni. Spesso stavano vivendo una situazione che andava avanti da molti anni e grazie ai figli cresciuti, sono riuscite a prendere consapevolezza e decidere di allontanarsi. Spesso è la violenza economica a legare. Ci sono anche giovanissime? "Non ci occupiamo di minori, ma facciamo tanto lavoro nelle scuole, spesso sono loro a cercarci. Penso che dopo la vicenda di Giulia Cecchettin ci sia una sensibilizzazione più alta anche nelle ragazze più giovani. Anche se spesso hanno difficoltà a distinguere tra comportamenti sani e nocivi".
Arezzo conta 12 femminicidi dal 2006 ad oggi, tra questi quello di Sara Ruschi e la madre Brunetta, come portate avanti la loro memoria?
"Cerchiamo nel nostro piccolo di continuare a parlarne, non è sempre facile dare testimonianze per una questione di riservatezza. Ma ne portiamo avanti la memoria. Ad esempio, dopo il duplice omicidio stiamo lavorando con un imprenditore aretino che fu molto colpito dalla vicenda. Si sta impegnando a diffondere il numero 1522 sul retro degli scontrinii".
Ascolto e accoglienza.
"Sì, sportelli di ascolto in ogni vallata e una casa rifugio con indirizzo segreto dove accogliamo donne che hanno attivato i servizi di emergenza. Poi due case di accoglienza".
Un consiglio a chi si sente vittima di violenza?
"Fidatevi del vostro campanello d’allarme interiore, perché ogni donna nell’intuito sa se c’è qualcosa che non va. Se riesci a trovare un modo di chiamarci, spostandoti in un’altra stanza, o aspettando che non ci sia la persona violenta, noi possiamo cominciare ad orientarti. Abbiamo una linea 0575355053 a cui risponde sempre un’operatrice, o fuori dagli orari di lavoro una segreteria telefonica".
Gaia Papi