Sergio Rossi
Cronaca

Rissa tra i genitori in tribuna, baby-calciatori in lacrime: la partita è sospesa

"Buttalo in terra": un babbo incita il figlio, scoppia la lite, i figli seguono sconvolti dal campo. I carabinieri arrivano, addio pallone

Baby calciatori

Arezzo, 6 ottobre 2019 - Il pallone ha smesso di rotolare e i bambini sono usciti in lacrime. «Ma cosa fanno quelli là?», hanno commentato increduli di fronte alla scena dei grandi che si picchiavano nella tribunetta del piccolo campo da calcio di Quarata. Una frazione peraltro baciata dal talento sportivo. Qui ha avuto i natali Amedeo Carboni, il campione della Roma e della Nazionale; e nella stessa casa, qualche anno prima, era nato il fratello Guido, calciatore pure lui e poi allenatore di tante squadre di serie B.

E sempre in questo minuscolo paesino è sbocciata la bravura del tennista Daniele Bracciali, tra i migliori cinquanta al mondo una quindicina di anni fa. Una concentrazione record in un pugno di case ed è dunque una tripla beffa la brutta rissa tra genitori scoppiata sugli spalti. In programma c’era un torneo di calcio giovanile, under 12 addirittura, e dunque bambini che sgambettavano nel campo diviso in tre spicchi e con tre partitelle contemporanee.

Partecipavano la società ospitante Capolona-Quarata, l’Empoli, la Sangiovannese e altre ancora. Nulla di competitivo, niente in palio per i vincitori, ma un premio per le decine di bimbi che rincorrevano il pallone. Poi il fattaccio.

Lo ha raccontato sconvolta una mamma su Facebook, ancora incredula per come un gioco innocente si fosse trasformato in una guerra fra adulti. In tribuna c’è un genitore , si piazza davanti alla ringhiera e urla come un ossesso al figlioletto: «Fai questo, fai quest’altro, buttalo giù» e amenità varie. Ma c’è anche una mamma che lo riprende: «Mi scusi, si dia una calmata e si sposti di là perché non vediamo niente».

È la scintilla che fa esplodere la santabarbara: il padre esagitato apostrofa la donna, altri genitori vanno in soccorso di lei e dopo le parole arrivano i fatti. Spintoni, schiaffi, calci, urla, parolacce. Una rissa. Attoniti, i bimbi volgono lo sguardo verso la tribuna e smettono di giocare. Vedono gli adulti accapigliarsi e vedono anche i carabinieri che corrono preoccupati verso la bolgia sugli spalti. Sono i militare a calmare le acque, a sedare gli animi e a far tornare tutti tranquilli.Ma il danno è ormai fatto.

Il gioco non riprende, gli allenatori decidono che non è il caso e riportano tutti negli spogliatoi. Torneo sospeso. I piccoli piangono, i genitori – alcuni genitori – hanno rubato loro il pallone. Scrive la mamma su Facebook: «In campo c’erano una sessantina di bambini che giocavano e si divertivano. Hanno sentito le urla, hanno smesso di rincorrere la palla e hanno assistito alle botte che i grandi si davano in tribuna. Genitori, se non siete in grado di far crescere i vostri figli insegnando loro che non devono diventare Ronaldo, non venite allo stadio. I bambini sono rimasti traumatizzati».

Un appello che fa il paio con l’avviso affisso davanti agli spogliatoi della squadra amatoriale di Nonantola: «Chi pensa di avere un figlio campione, è pregato di portarlo in altre società». Un cartello da clonare. Tutto adesso tace nella tranquilla Quarata che però non dimentica.

La società di calcio ha preso subito le distanze: «Non c’entriamo nulla. Anche noi siamo danneggiati, insieme a tutto il movimento sportivo». Il guaio è che prima di questo, tanti altri episodi ci sono stati anche in provincia di Arezzo e altri ci saranno, Perché dagli errori non si impara e a rimetterci sono sempre loro: i bambini