LUCIA BIGOZZI
Cronaca

“Israeliani e palestinesi incontratevi da noi”

La proposta di Rondine, Cittadella della pace di Arezzo

I ragazzi della Cittadella della pace Rondine ad Arezzo

I ragazzi della Cittadella della pace Rondine ad Arezzo

Arezzo, 9 ottobre 2024 – Un pallone con il cuore gonfio. Lunedì prossimo a Udine, Italia e Israele giocano una partita che vale per la Nations League: ma insieme si carica di significati, tensioni, paure. Dal suo piccolo osservatorio Rondine, la Cittadella della Pace di Arezzo, invitata dal sindaco di Udine Felice De Toni, prova lanciare una proposta diversa, la stessa lanciata pochi mesi fa a Firenze: mettersi in gioco per cambiare, invitare tutti a confrontarsi nella Cittadella che da sempre lavora per la pace. Rondine, nata nel 1997, accoglie giovani in arrivo da Paesi in guerra. Qui, nella quiete del piccolo borgo, imparano a riconoscersi reciprocamente non più come nemici ma come persone. È un «metodo», quello di Rondine, arrivato perfino all’assemblea plenaria dell’Onu, per portare al mondo un’esperienza concreta e i suoi frutti.

“È un dolore che provo da 76 anni”, dice Loai, giovane palestinese di Jenin ospite di Rondine: sulle spalle porta tutta la memoria del suo popolo. Con fatica, tra le ferite aperte della guerra e la conta dei morti che corre sui telefonini. Si comincia provando a mettersi nei panni dell’altro, a lavare i panni nella stessa lavatrice, insieme al dolore. Loai, primo palestinese a Rondine, lo ha sperimentato condividendo con Shahar, israeliano, la vita di tutti i giorni.

E oggi ci sono Noam e tanti altri a lavorare per lo stesso obiettivo. Insieme accolgono i ragazzi della World House che ha appena aperto le porte a 15 debuttanti: kosovari, bosniaci, serbi, armeni, azeri, osseti, maliani, colombiani. È il metodo Rondine, costruito insieme ai ragazzi che ora allarga i confini e dai teatri di guerra si apre ai conflitti di tutti i giorni: in ufficio, in azienda, a scuola. Ma anche sui campi di calcio.

Da Firenze, sulle orme di La Pira, fino allo stadio di Udine dove Rondine innesta l’iniziativa Il vero nemico è la guerra. “Riconoscersi in una comune umanità prima delle singole appartenenze, vedendo nelle differenze una risorsa”, spiega Franco Vaccari, fondatore e presidente di Rondine, nella lettera-appello inviata al ministro Andrea Abodi, al presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, al sindaco di Udine, al presidente della Figc Gabriele Gravina. Vaccari il metodo per superare i conflitti lo declina anche nello sport che “deve restare uno spazio terzo, la risorsa morale e culturale per cui è nato continua a trovare una sua preziosa ragion d’essere anche nei momenti più tragici della storia”.

Per questo ai margini del match, Rondine “può dare un contributo per difendere la forza e la bellezza dello sport da rischi e tensioni che potrebbero crearsi". Di qui l’idea di un’alleanza con tutte le istituzioni per “incontrarci a Rondine e costruire un grande evento che coinvolga scuole, categorie economiche e civili, rappresentanti delle comunità ebraiche, musulmane e cristiane”. Dove Liam e Noam accolgano sul grande prato di Rondine i ragazzi feriti e con loro ‘giochino’ la partita della rinascita.