Rondine, tanti arrivi dalle guerre. Decine di liceali qui da tutta Italia. Il metodo si apre anche alle medie

Tra le scuole quella di Brancaccio, il quartiere di don Puglisi. Seguirà l’impronta della Cittadella. Oltre trenta istituti arrivati sulla griglia di partenza. Iniziano i corsi rivolti anche alle famiglie.

Rondine, tanti arrivi dalle guerre. Decine di liceali qui da tutta Italia. Il metodo si apre anche alle medie

Tra le scuole quella di Brancaccio, il quartiere di don Puglisi. Seguirà l’impronta della Cittadella. Oltre trenta istituti arrivati sulla griglia di partenza. Iniziano i corsi rivolti anche alle famiglie.

"Noi siamo i primi ragazzi delle medie a seguire il metodo Rondine": Niccolò e Bianca, tranquilli come solo i bambini sanno essere, sfilano sul palcoscenico di Rondine. Le porte del tendone sono spalancate: un po’ per il caldo, un po’ perché il teatro non ce la fa ad ospitare tutti. Centinaia tra studenti, famiglie, imprenditori, personalità. Rondine molla gli ormeggi e prende il largo nella sua nuova stagione di impegno. "Non siamo un’organizzazione, siamo una storia, un racconto, un dono messo a disposizione di tutti": Franco Vaccari dalla prima fila si gode il varo. Un varo dai mille volti. Ci sono i giovani della World House, in arrivo dai conflitti di tutto il mondo. Ci sono i ragazzi del quarto anno liceale, da mezza Italia ad affiancare i programmi classici con quelli puntati sulla relazione. Ci sono gli insegnanti e parecchi studenti delle classi che seguono il metodo Rondine. "Grazie prof": Patrizia Borghesi si confessa emozionata all’idea che ancora la ringrazino a fine lezione, cosa quanto meno inusuale a scuola. Al suo fianco un tutor, il collegamento tra ragazzi e insegnanti. Un mondo che nel tendone di Rondine ormai sta stretto e parla tutte le lingue possibili. A cominciare da quelle internazionali. Sono quindici i debuttanti, kosovari, bosniaci, serbi, armeni, azeri, osseti, maliani, colombiani. Nel primo elenco per ora non risultano israeliani e palestinesi, ma altri sono qui da tempo o lavorano stabilmente nella cittadella. E resta un’area di conflitto assolutamente prioritaria e per la quale batte il cuore di Rondine.

"Cammineremo insieme sul sentiero della pace, passando davanti alle bandiere che rappresentano i nostri paesi, ma anche noi stessi. Impareremo ad accettare le differenze, celebrare i compleanni degli altri come se fossero nostri e rallegrarci dei successi comuni". Hamza è bosniaco, dà voce all’orgoglio di tutti, tra gli applausi del teatro. Il gruppo sale alla ribalta del borgo, seguito dai ragazzi del quarto anno.

Le loro città disegnano la mappa dell’Italia: Cuneo, Sassari, Udine, Padova, Trento, Como, Lecce, Bergamo, Prato, Pistoia, Piacenza, Follonica, Lecco, Alghero, Vittoria di Ragusa, Orvieto, Roma, Oristano, Alba, Gorizia, più varie presenze da Arezzo e provincia. Tra le poltrone i genitori, più emozionati di loro. "Il metodo Rondine da quest’anno si allargherà anche alle famiglie" spiega Vaccari, piantando un’altra bandierina. E sfoggia l’escalation delle classi che seguono il suo metodo. Trentadue scuole, tutte uguali ma qualcuna più delle altre: tra gli istituti c’è il Liceo Danilo Dolci di Palermo. È nel quartiere Brancaccio, dove viveva e agiva don Pino Puglisi prima di essere ucciso, un eroe dei nostri giorni. Eroe come Giorgio Ambrosoli: è la giornata della virtù civile in Toscana, promossa proprio dall’associazione che sventola il suo nome.

"Per me, questo è come un gemellaggio di due sogni" ha scandito in apertura il presidente Roberto Notarbartolo. Tutto con il sigillo del ministero e il contribuito determinante di enti, banche, realtà economiche. In prima fila il vescovo Andrea Migliavacca, l’assessore Simone Chierici, il provveditore Lorenzo Pierazzi. C’è Giovanni Galli, ex portiere della Nazionale ma anche sostenitore di Rondine da dieci anni. In nome del figlio Niccolò, in nome dei mille ragazzi che si stringono nel teatro sull’Arno.

Lucia Bigozzi