Arezzo, 10 gennaio 2020 - Hanno preso il Covid sul traguardo. Anzi, se possibile qualche altro metro più in là. Come se Dorando Petri fosse stato accompagnato non alla linea di arrivo ma per andare negli spogliatoi. I contagiati della Rsa «San Lorenzo» di Sansepolcro erano già stati vaccinati. Il direttore del distretto Evaristo Giglio con franchezza lo conferma ma ci tiene giustamente a scacciare ogni dubbio sull’operazione.
«Occhio, questo non mette in discussione in alcun modo la campagna di prevenzione nè il prodotto che viene usato». Intanto c’è un punto fermo, anzi due. Il primo è che la formazione degli anticorpi segue di qualche giorno all’inoculazione della dose: che non è una bacchetta magica ma innesca una reazione con la quale l’organismo, diciamolo semplicemente, alza una diga contro il virus. E in ogni caso con il vaccino attuale l’immunizzazione segue di almeno una settimana al richiamo.
In questa vicenda? «E’ chiaro che gli anziani risultati positivi già avevano in incubazione il virus, forse da un paio di giorni: ma il periodo di latenza può essere anche di una settimana». E con un virus in corso non c’è vaccino che ti salvi. E neanche sierologico che lo scovi, registrando la prova solo gli anticorpi e spesso giorni dopo la loro formazione. La classica beffa. Che ha un rovescio della medaglia.
«I negativi sono tutti vaccinati e quindi contiamo che questa situazione possa essere sotto controllo». Un focolaio concentrato al secondo piano dell’istituto. E i cui protagonisti sono già stati trasferiti in un centro di cure intermedie ad Arezzo. Ce ne sono due disponibili: uno nella Rsa di Pescaiola e l’altro ad Agazzi. Agazzi che sarà anche la meta della vaccinazione più importante della settimana prossima: non una Rsa ma una Rsd (residenza per disabili) ma con allì’interno 140 ospiti e un’ala di Rsa Covid.
Il quadro? «Le cose – spiega Giglio – stanno procedendo benissimo, qui siamo partiti prima che in tutto il resto della Toscana». Un vantaggio che stiamo conservando: nella regione siamo secondi come numero di somministrazioni (758) dopo Firenze e tra sorpassi e controsorpassi con Siena. E il traguardo è dietro l’angolo. «La settimana prossima completeremo tutte le Rsa del distretto» conferma Giglio.
Diciamo la prima manche: perché poi c’è il richiamo, che per la casa di riposo di Subbiano, la base di partenza del 30 dicembre, è in calendario per il 20 gennaio. E i numeri del distretto non sono da poco. Le Rsa in tutta la zona aretina sono 15 nel capoluogo: cinque delle quali a gestione diretta della Asl. Gli ospiti sono 515. A queste ne vanno aggiunte sette in Valtiberina e sei in Casentino: che portano il totale sopra gli 800 degenti
. Finora i no sono stati in tutto una quarantina: e solo pochissimi legati a pregiudizi sul vaccino. Tra chi era positivo in questo momento a chi è sotto trattamento con farmaci che sconsigliano una vaccinazione immediata. «Certo – risponde Giglio – è chiaro che ci sono negli istituti anche quelli che preferiscono saltare. Ma sono numeri che non intaccano l’immunità di gregge».
Immunità che Giglio, come i virologi più prudenti, fissa al 75%. Nelle Rsa i no non arrivano al 5%, il risultato è chiaro. Se quel 75% lo portassimo al totale dei residenti della provincia? Su una base di 340 mila persone ci vorrebbero 255 mila iniezioni. Anzi il doppio, almeno fino a quando procederemo con prodotti che impongono il richiamo. Ogni calcolo affonda in numeri da brivido ma eravamo preparati. Da parte loro i medici di famiglia hanno cominciato a scendere in campo.
«Diversi hanno dato l’ok anche per la fase di vaccinazione nelle Rsa, è un segnale importante» commenta Giglio. E che potrebbe essere capitalizzato durante la vaccinazione di massa, il loro ruolo potrebbe essere determinante. Certo, chiedono di essere portati tra le priorità anche per ricevere oltre che per dare il vaccino. Le promesse ora ci sono, i tempi ormai sembrerebbero maturi. La campana della vaccinazione suona anche per loro.