MARCO CORSI
Cronaca

San Giovanni. Giornata di memoria e riflessioni alla Chiesa di San Pio X

Restituito alla comunità un crocifisso speciale e presentato il libro di Massimo Orlandi.

Giornata di riflessioni alla chiesa di San Pio X di San Giovanni

Giornata di riflessioni alla chiesa di San Pio X di San Giovanni

Arezzo, 05 marzo 2025 – Sabato scorso, nel salone della parrocchia di San Pio X a San Giovanni, un luogo che un tempo ospitava la chiesina della comunità, si è svolta una giornata densa di significati e ricordi. Non un semplice incontro, ma un intreccio di ricorrenze e riflessioni che hanno unito passato, presente e futuro in un unico filo conduttore: la cura. La data non è stata casuale. Il 1° marzo è la Giornata internazionale della cura, ma anche l’anniversario della consacrazione della chiesa, avvenuta esattamente 50 anni fa, nel 1975. Allora, il salone parrocchiale custodiva un crocifisso speciale: un legno di vite raccolto dopo l’alluvione del 1966, intrecciato con due lungarine provenienti dalla ferriera locale. Oggi, quel simbolo carico di memoria ha ritrovato nuova vita grazie al restauro gratuito dell’artigiano Giovanni Gualdani, che lo ha restituito alla comunità, restituendogli dignità e una collocazione all’interno della chiesa. Il crocifisso è stato inaugurato e benedetto durante la Messa, in un momento di forte valore simbolico.

Dietro questo gesto si cela un’idea nata da Gennaro Lo Santo, che ha intuito l’importanza di recuperare un segno della storia parrocchiale. Ma la giornata non si è fermata alla memoria: ha guardato avanti, intrecciando la cura come valore spirituale e sociale. A dare profondità al tema della cura è stata la presentazione del libro La rivoluzione della cura di Massimo Orlandi, un racconto coinvolgente su un’esperienza nata prima a Pordenone e poi a Trieste, grazie all’impegno di Lorena e Gian Andrea. Due coniugi, insieme all’associazione Linea d’ombra, che hanno trasformato la “piazza del mondo” – così viene chiamata Piazza della Libertà a Trieste – in un luogo di accoglienza per i migranti della rotta balcanica. Qui, ogni giorno, i volontari offrono la prima assistenza ai piedi piagati dei migranti, segnati da un viaggio estenuante di migliaia di chilometri.

Orlandi ha guidato i presenti in un viaggio fatto di parole e immagini, mostrando come la cura non sia solo un atto di fede, ma anche una scelta politica. Prendersi cura dell’altro significa rovesciare le logiche dell’individualismo e dell’indifferenza, scegliendo un paradigma diverso di relazione e solidarietà. Dal racconto della piazza di Trieste, il discorso è giunto fino alle realtà di Villa Pettini, la Fraternità della Visitazione e la Caritas della Chiesa del Giglio, testimonianze concrete di come il Valdarno viva quotidianamente la cura come scelta di vita. I volontari e gli ospiti di queste comunità hanno condiviso parole cariche di speranza, di rinascita, di amore. Impossibile poi non pensare, in una giornata come questa, a don Ivan Cornioli, figura centrale della storia della parrocchia. Il suo impegno per gli ultimi non si è fermato ai confini della chiesa: ha dato vita alla Caritas cittadina, ha sostenuto i giovani vittime della tossicodipendenza, ha favorito la nascita dell’Associazione dei genitori dei ragazzi disabili. La sua opera è stata un faro per chi ha sempre creduto che la cura non sia solo assistenza, ma trasformazione sociale. Oggi, il suo insegnamento risuona più attuale che mai.

È nata così l’idea di un ciclo di iniziative, nel corso del 2025, per affrontare il tema delle migrazioni in modo diverso da come viene spesso narrato nel dibattito pubblico. Un percorso ispirato dalle parole di Gian Andrea, riportate nella parte finale del libro di Orlandi, che ha ricorda come i migranti portino con sé una domanda fondamentale: "che ne è dell’essere umano oggi? Chi siamo, cosa vogliamo, dove andiamo? Queste persone, malandate, affamate, ferite, ci mostrano dove rischiamo di trovarci se non cambiamo un mondo fondato sull’individualismo e sul denaro. Il mondo che verrà sarà terribile se non mettiamo al centro la relazione e il rispetto reciproco.” Una riflessione potente, che chiama all’azione. "La rivoluzione della cura" non è solo il titolo di un libro, ma una sfida per il futuro.