"Quando esci dall’ospedale sapendo di aver rischiato la vita e di essere stato salvato, dai valore a ciò che è più importante". Scandisce la parola gratitudine al centro di un racconto fatto di improvvisi rovesci e risalite, nuove cadute poi l’uscita dal tunnel e il ritorno alla vita: un intervento chirurgico delicatissimo e subito dopo il Covid e la terapia intensiva. È la storia che Maurizio Bragagni, manager di successo, lavoro e casa a Londra ma cittadino del mondo, ha deciso di raccontare per "valorizzare la professionalità e l’umanità dei medici dell’ospedale San Donato che mi hanno salvato: il professor De Prizio e la dottoressa Paravani. Meritano un riconoscimento dalle istituzioni regionali e nazionali insieme ai professionisti delle equipe che dirigono, rispettivamente Chirurgia e Terapia intensiva". Per questo ha scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al governatore toscano Eugenio Giani e al presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo.
Un problema di salute, negli anni diventato acuto, si chiamava diverticolite: "Viaggio molto, ogni anno faccio cinque volte il giro del mondo, soffrivo di dolori lancinanti ed ero arrivato a una situazione di grande difficoltà, incompatibile con l’intensità e la frequenza dei viaggi di lavoro. Ho fatto analisi molto invasive ma senza soluzione". Amministratore delegato della Tratos Uk, azienda aretina leader nella produzione di cavi elettrici e fibra ottica, console della Repubblica di San Marino nel Regno Unito, Bragagni ha potuto rivolgersi ai medici più quotati della City per avere diagnosi e soluzione. "Ma nel Regno Unito, le strutture ospedaliere, comprese le migliori cliniche private, non erano dotate di robot chirurgico e l’operazione che avrei dovuto subire sarebbe stata eseguita con metodi tradizionali e dunque invasivi, con un post operatorio lungo. Dopo varie ricerche ho scoperto che la tecnica chirurgica altamente innovativa era operativa all’ospedale di Arezzo".
La visita "con il dottor Marco Rossi, primario di gastroenterologia al San Donato, mi ha aiutato a comprendere la gravità della situazione a cui ero arrivato e l’urgenza di un intervento chirurgico a fronte a un quadro clinico ormai a rischio, e il rischio era la setticemia". Non c’è tempo da perdere e Bragagni, da buon manager, organizza l’operazione. "Per Natale trascorro con la mia famiglia un periodo di vacanza nella mia terra d’origine: ho deciso di sottopormi all’intervento approfittando anche del fatto che il mio lavoro a livello internazionale per le festività ha uno stop. Ricopro anche l’incarico di governatore della banca europea per la ricostruzione e sviluppo (Ibrd), quindi dovevo selezionare un periodo che mi consentisse di gestire al meglio i miei impegni".
La scelta ricade sul San Donato "proprio per la tecnica chirurgica altamente innovativa che garantisce una precisione maggiore. L’incontro col professor De Prizio mi apre un mondo, scopro l’elevato numero di interventi eseguiti con la robotica ogni anno e decido di operarmi nella mia città natale. Scopro che tutto ciò che viene detto sulla sanità italiana, è senza fondamento perchè faccio il percorso che fanno tutti, dal medico di famiglia alla programmazione e mi danno l’appuntamento in un mese". Arriva il giorno dell’operazione: "Cinque ore in sala operatoria perchè il quadro interno era molto compromesso. Il professor De Prizio ha fatto un miracolo. Tutto va per il meglio, quattro giorni di degenza previsti, ma al secondo prendo il Covid, vengo intubato e finisco in rianimazione".
Bragagni è attaccato alle macchine e "intorno a me vedo una squadra di professionisti che si prende cura di me con grande umanità e dedizione. Non lo dimenticherò mai. La dottoressa Paravani mi ha ripreso per i capelli, devo la mia vita a lei e al professor De Prizio".
Gratitudine è la parola chiave e l’azione corrispettiva che Bragagni mette in campo: "Ho scritto al presidente Mattarella, a Giani e a Mazzeo sollecitando un riconoscimento per i professionisti del nostro ospedale non solo per aver salvato la mia vita, ma perchè salvano vite ogni giorno". Bragnani ha di nuovo il trolley pronto: e il giro del mondo in duecento giorni.