di Serena Convertino
AREZZO
A pochi minuti dal suo intervento nella giornata di chiusura del Forum Risk, Nino Cartabellotta, Presidente della fondazione GIMBE, che si occupa di formazione e ricerca in ambito sanitario, anticipa i temi caldi di oggi (ndr. ieri). Obiettivo dell’incontro? Costruire un percorso che vada verso "Un nuovo sistema sanitario: equo, solidale e sostenibile". Ed è così che lo descrive Cartabellotta. "Il Forum Risk rappresenta sempre una grande occasione di incontro e dialogo. Di fatto, è rimasto l’unico grande evento di confronto del mondo della sanità. Anche quest’anno ci proponiamo di andare avanti, verso un servizio pubblico equo e universalistico che deve essere finanziato e ammodernato per garantire la salute di tutti".
Verso quale scenario stiamo andando, all’analisi dei dati?
"Uno scenario non particolarmente rassicurante. Negli anni il sistema sanitario nazionale è stato profondamente indebolito da un definanziamento cronico che va avanti dal 2010. Governi di ogni colore e appartenenza o hanno operato tagli dannosi o non hanno investito a sufficienza".
Con conseguenze evidenti...
"I cittadini sperimentano quotidiane difficoltà, causate ora da lunghe liste d’attesa e pronto soccorso affollati, ora dalla difficoltà, per esempio, nel trovare medici di base nelle aree più interne del paese. Soprattutto, vediamo crescere l’impatto economico negativo sulle famiglie: 4 milioni e mezzo di cittadini, nel 2023, hanno rinunciato alle cure per questioni economiche. Per non parlare di quanti si spostano verso la sanità privata".
Come sono i dati rispetto ad anno scorso?
"Rispetto al 2022, vediamo diversi indici in calo, principalmente di tipo economico. Diminuisce soprattutto la spesa per la prevenzione, che è fondamentale per evitare che si riversi un ulteriore carico sul Servizio sanitario nazionale negli anni successivi".
Qual è in questo momento la priorità?
"Occuparsi della crisi trasversale del personale sanitario. E’ fondamentale arginare l’emorragia di professionisti che lasciano il servizio pubblico. E’ un fattore che continua a indebolirlo. Chi rimane, d’altro canto è costretto a fare turni massacranti".
Come si motiva il personale? "Pagandolo di più ma anche mettendolo in condizioni di lavoro più umane e più sicure. Non dimentichiamo l’emergenza delle aggressioni al personale sanitario, una spia di disagio sociale".
Quale direzione prendere?
"Le soluzioni ci sono, serve la volontà politica. La logica della sessione di oggi è questa: sulla tutela della salute pubblica non possono entrare questioni politiche o partitiche. Il Servizio sanitario nazionale è un patrimonio della collettività che deve essere riformato e rilanciato attraverso un patto tra tutte le forze politiche. I cittadini stessi dovrebbero iniziare a usare e conoscere meglio il Servizio sanitario pubblico, una risorsa preziosissima. La sanità deve tornare una priorità politica. Al momento non lo è, ma non lo è più da 15 anni".