Arezzo, 13 marzo 2017 - Nessuna traccia di morte violenta. E' quanto emerge dall'autopsia condotta ieri mattina sulla ventenne trovata morta sabato in un appartamento di Cesa. Autopsia che quindi accredita la fine per overdose.
L'esame è stato effettuato da Daniele Piergiovanni, dell'equipe di medicina legale di Siena, accompagnato dal tossicologo Fabio Centini. Stando a quanto trapela non sarebbero stati rilevati sul corpo della giovane segni di violenza: tutto farebbe pensare dunque, come ipotizzato dai carabinieri che conducono le indagini, ad un'overdose di sostanze stupefacenti e farmaci.
Resta un residuo dubbio, quasi uno scrupolo del Pm Angela Masiello, legato a quell’arrossamento attorno al collo che aveva dopo la sua ultima notte. Può essere il segno di un gioco erotico finito male o che quantomeno ha fatto parte degli eccessi avvenuti dentro il casale di Cesa? I medici legali non confermano: per loro è una traccia labile, quasi invisibile. Ma ci vorrà più tempo per averne la sicurezza. Così come ci vorrà più tempo per avere la certezza che è stata un’overdose.
Il tossicologo ha effettuato prelievi di sangue, urine e liquido biliare, materiale che sarà esaminato entro i prossimi sessanta giorni. Intorno al corpo della ragazza, trovato con il solo asciugamano intorno alla vita, i carabinieri hanno rinvenuto tracce di spinelli, due siringhe e una scatola di antidepressivi.
Il pm Angela Masiello indaga al momento per morte in conseguenza di altro reato e cessione di droga. Attualmente sono in corso le ricerche dei due trentenni magrebini che avevano affittato l'appartamento insieme alla ragazza e che sono spariti da sabato scorso. Si tratta di due persone note alle forze dell'ordine per spaccio di droga.
E in effetti prosegue la caccia ai due pusher che erano con Sa-Ra Smahi, la ventenne scoperta morta seminuda nella villetta di Cesa. L’esame dovrà contribuire anche all’eventuale individuazione dell’ipotesi di reato: omissione di soccorso o anche morte in conseguenza di un altro reato. I carabinieri hanno nomi e anche una foto degli spacciatori, magrebini come la vittima, si setacciano gli ambienti della droga per rintracciarli, in particolare il tunisino che era con la giovane quando giovedì hanno preso possesso della casa per il fine settimana.
L'hanno trovata nuda, con l'asciugamano che le cingeva appena i fianchi, e potrebbe essere morta per un cocktail di stupefacenti: ma ci sono ancora molti dubbi sul decesso di una marocchina trovata senza vita, nuda, in una villetta di Cesa. Le indagini dei carabinieri sul decesso sono in pieno corso. La vittima, 20 anni ancora da compiere, era nata a Sansepolcro dove viveva con il fratello e la sorella. Il corpo era in un appartamento in affitto.
A trovarlo è stata la proprietaria, una 50enne che insieme al compagno usa affittare alloggi ricavati dal frazionamento dell'edificio, un casolare antico, per brevi periodi di vacanze e soprattutto ad amici e conoscenti. Secondo quanto riferito dagli stessi proprietari, ascoltati dai carabinieri di Cortona e di Arezzo che curano le indagini, l'appartamento era stato affittato da due trentenni maghrebini, arrivati giovedì sera in compagnia della ragazza.
Sabato mattina avrebbero dovuto lasciare l'appartamento. Intorno a mezzogiorno, però, vedendo tutto chiuso, la padrona di casa è andata a controllare: e così, aprendo la porta, ha trovato la ragazza riversa a terra, sul pavimento, senza vita. Nessun segno dei due maghrebini arrivati con lei nella villetta giovedì scorso.
Dopo aver visto crollare a terra la ragazza, i due sono scappati in preda alla paura, per loro potrebbe profilarsi l'accisa di omissione di soccorso, ma anche quella di morte in conseguenza di altro reato.
LA VITTIMA. Si chiamava Sa-Ra Smahi, veniva da Sansepolcro, dove viveva in una famiglia di immigrati, genitori e due fratelli, perfettamente integrata. Un breve passato da modella per hobby in alcuni negozi di Sansepolcro. Divideva la casa con fratello e sorella dopo la morte dei loro genitori. Ma SaRa aveva problemi di droga. Una tossicodipendenza che l’aveva portata ad un centro di recupero di Città di Castello dal quale era sparita giovedì. Esattamente il giorno in cui era arrivata nel casale di Cesa, in compagnia di un altro magrebino, sulla trentina, con il quale ha preso possesso dell’abitazione, che la padrona dice di aver lasciato loro gratuitamente.
CHI ERA CON LEI. Sarebbero noti alle forze dell'ordine come spacciatori di droga. Attualmente sono ricercati e in questa fase delle indagini l'urgenza è proprio di rintracciarli prima possibile per sapere cosa sia successo fra loro e la ragazza morta. L’uno e l’altro hanno alle spalle precedenti importanti per spaccio, entrambi a Campo di Marte, una delle zone più battute dai pusher nordafricani. In particolare il tunisino col quale Sa-Ra era arrivata giovedì era stato arrestato per droga sia a Cortona che ad Arezzo, nell’operazione Primavera Araba, una di quelle lanciate contro le organizzazioni magrebine che controllano la zona dell’ex Standa. Note di ricerca sono state diramate a stazioni e posti di polizia.
LA SCENA IN CASA. Nella casa i suoi abiti e poco più. Una teglia di parmigiana di melanzane, qualche merendina del Mulino Bianco e soprattutto mozziconi di spinelli, confezioni di medicinali antidepressivi e due siringhe, che possono far pensare soltanto all’eroina. Gli investigatori hanno ritrovato, però, molte tracce di marijuana, alcune scatole di antidepressivi e peli pubici e ascellari in bagno, nonché una lametta utilizzata probabilmente dalla giovane per depilarsi dopo la doccia fatta probabilmente poco prima del malore che l'ha uccisa.
LE IPOTESI. L'ipotesi più accreditata dagli investigatori è che la ragazza sia rimasta vittima di un cocktail di sostanze stupefacenti (eroina e marijuana) e antidepressivi. Ma questa è l'ipotesi delle prime ore. I primi rilievi medico-legali lasciano pensare a una fine sopraggiunta sette-otto ore prima del ritrovamento del cadavere, quindi nel cuore della notte. I due magrebini devono averla scossa per rianimarla (questo almeno lascia pensare il leggero arrossamento attorno al collo). Poi, quando hanno capito che non c’era niente da fare, sono scappati per evitare guai. Difficile che la fuga basti: i carabinieri hanno nomi, cognomi, abitudini e del tunisino anche la foto. Quanto potranno andare lontano?