LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Satelliti e droni, Finmeccanica fa shopping

Leonardo è il maggior cliente di MB Elettronica. Roberto Banelli contro la delocalizzazione: "Altro che Cina, c’è da far crescere l’Italia"

di Lucia Bigozzi

Sedici satelliti del programma spaziale Vega in orbita attorno alla Terra montano schede elettroniche di un’azienda aretina: trecento dipendenti, 70 milioni di fatturato. E’ la MB Elettronica nata e cresciuta ai piedi di Cortona (al Vallone) e rimasta perché "c’è da far crescere l’Italia". "Sono arrabbiato con gli imprenditori che delocalizzano puntando solo al guadagno, senza pensare alle persone che lasciano a casa", rimarca Roberto Banelli, amministratore delegato al timone, con la sorella Daniela, dell’impresa di famiglia fondata nel 1988 dal padre Francesco che oggi, a 80 anni, dal suo ufficio supervisiona i settori immobiliare e impiantistica con la tempra dell’imprenditore vecchio stampo.

Le schede elettroniche progettate da un team di sedici ingegneri e costruite nei reparti di produzione, stanno anche dentro i sistemi di difesa e gli equipaggiamenti militari costruiti dal colosso industriale Leonardo-Finmeccanica, fanno "volare" i treni dell’Alta Velocità e connettono le reti delle telecomunicazioni: innovazione 5.0 e una serie di standard di qualità, "siamo gli unici in Italia ad averli conseguiti" spiega Banelli.

Come ha iniziato?

"Ho lavorato in magazzino, montato e riparato schede, fatto cavi, saldato; quando mi dicono ‘questa cosa non si può fare’ non ci sto perché io non sono sempre stato in giacca a cravatta…".

Fu suo padre a cominciare?

"Nel 1961, il babbo e un socio, su richiesta del parroco di Camucia, per dare lavoro ai ragazzi che uscivano dalla scuola di elettronica Inapli: a quel tempo la parrocchia era anche una sorta E pi ufficio di collocamento".

E poi?

"L’impresa iniziale si consolidò negli anni, specializzandosi in assemblaggio di parti di mangianastri, valvole e i primi telecomandi tv. Il babbo girava l’Italia per raccogliere commesse, il lavoro c’era. Esattamente come faccio oggi io, sempre in viaggio".

Nel 1988 la svolta con MB Elettronica: perché avviene il salto di qualità?

"C’era una forte richiesta dal mercato e su questo settore è stata calibrata la produzione, investendo in innovazione, tecnologia e ricerca. Oggi viviamo una fase per certi aspetti analoga".

In che senso?

"C’è una crescente domanda di prodotti ‘home made’, italiani ed europei, generata dal Covid che ha bloccato molte imprese in Cina e le aziende italiane si sono trovate in difficoltà avendo delocalizzato tutto, dalla guerra in Ucraina e dalla decisione di Bruxelles di riconquistare l’autonomia rispetto ai Paesi orientali. Tante aziende stanno tornando a produrre in Italia: è un’opportunità di grande portata. Già dieci anni fa lo avevo previsto, perchè arriva il momento in cui ti rendi conto che non può reggere un sistema dove la Cina ha aumentato i costi della manodopera del 300 per cento, pesano i dazi, i rincari delle spedizioni: se per un container dalla Cina all’Italia servivano mille euro, ora ce ne vogliono tredicimila. Ma in Europa manca la forza lavoro perché nella formazione dei giovani, prevale ancora la corsa ai licei".

Nel settore militare cosa realizzate in particolare?

"Il nostro cliente principale è Leonardo-Finmeccanica. Passiamo dalle schede per le camere termiche sugli elicotteri ai droni, a parti di aerei militari e civili, sistemi elettronici per la difesa; siamo l’unica azienda in Italia qualificata con doppia certificazione Nadcap per schede e cablaggi".

Come giudica la decisione dell’Italia di aumentare gli investimenti nella difesa?

"Osservando ciò che accade tra Ucraina e Russia, noi siamo impreparati di fronte ad un’eventuale problematica di guerra. Non abbiamo strumenti per difenderci in maniera adeguata".

Commesse con la Russia?

"No, non abbiamo mai preso in considerazione quel mercato".

Rincari delle materie prime: qual è l’impatto sull’azienda? "Sulla trasformazione si va dal 5 al 7 per cento, mentre per la componentistica si arriva al 20 per cento in più. E si dilatano i tempi per ricevere le materie prime, fino a 60 settimane".

Sulla sicurezza ferroviaria avete un raggiunto un primato... "Con un team di 16 ingegneri facciamo progettazione e sviluppiamo una serie di prodotti tra i quali un meccanismo che assevera il sistema frenante dei treni ad alta velocità. Da anni lavoriamo per un cliente tedesco che opera in tutto il mondo. Sulle telecomunicazioni, collaboriamo con la Divisione Cyber Security di Leonardo e ci occupiamo anche di apparati di comunicazione per le forze dell’ordine. Abbiamo anche sviluppato progetti per il Cern di Ginevra".

Dal mondo al territorio, quanto puntate sulla formazione?

"Investiamo molto in ricerca e siamo partner degli istituti scolastici aretini. Condivido il programma di alternanza scuola-lavoro ma funziona meglio quando gli studenti hanno già deciso quale strada prendere".

E’ vero che le imprese ricercano più profili tecnici femminili?

"E’ così. Su trecento dipendenti il 70 per cento è composto da donne specializzate nei vari processi di produzione: sono molto metodiche e più concentrate sul lavoro; al banco sono migliori degli uomini".

In 34 anni da imprenditore qual è il traguardo più importante?

"Da quando sono in azienda ogni anno abbiamo avuto un trend in crescita e la cosa più bella è vedere aumentare il numero dei dipendenti. Osservare i ragazzi che arrivano con la voglia di fare è gratificante.

Dove vuole arrivare?

"Non metto limiti. Nel 2018 abbiamo acquisito un’azienda in Brianza con 40 dipendenti che vorrei far crescere per sviluppare la nostra presenza al Nord. Ho un figlio di 15 anni che non vede l’ora di venire a lavorare con me. Un giorno mi ha detto: ‘Sarò ingegnere’.