Si torna in aula oggi per l’inchiesta keu – l’indagine della magistratura antimafia sullo scandalo delle terre avvelenate– con la seconda udienza preliminare davanti al gup di Firenze dove dovrebbero essere formalizzate le richieste di costituzione di parte civile annunciate nel precedente passaggio in aula: una quarantina fra Comuni, sindacati, proprietari di terreni, associazioni, comitati. La decisione del gup sull’ammissibilità potrebbe slittare alla prossima udienza, considerato il numero delle richieste ed il termine che potrebbe essere avanzato dalle parti per la valutazione. A rischiare il processo, invece, sono 24 persone e 6 società anche un sindaco e un consigliere regionale del Pd.
Questi i soggetti per i quali, a vario titolo, la procura fiorentina ha chiesto il rinvio a giudizio: Alessandro Francioni, Franco Donati, Nicola Andreanini, Silvia Rigatti, Lorenzo Mancini, Cristina Brogi, Antonio Lasi, Fabrizio Veridiani, Aldo Gliozzi, Maila Famiglietti, Alberto Benedetti, Giulia Deidda, Edo Bernini, Ledo Gori, Andrea Pieroni, Francesco e Manuel Lerose, Annamaria Faragò, Claudio Tavanti, Claudio Guadagnoli, Luca Benvenuti, Claudio Fagioli, Mario Guidelli, Francesca Tartamella. Tutti soggetti rimasti, pur con posizioni certamente diverse nella vicenda, incagliati nell’operazione che sconvolse il distretto della pelle e del cuoio e mise in imbarazzo la politica.
Era l’aprile 2021 quando, fra arresti e sequestri, fu scoperchiato il vaso di Pandora delle terre contaminate dal Keu che sarebbero finite a tonnellate in mezza Toscana per riempimenti e sottofondi stradali nonostante non ne fosse consentita – secondo gli inquirenti – tale modalità di recupero perché avrebbero potuto rilasciare nel suolo e nelle acque sotterranee significative concentrazioni di metalli pesanti. Al centro, per la procura, un sistema oliato da un’associazione a delinquere finalizzata alle attività organizzata di traffico di rifiuti consistenti in ceneri prodotte dal trattamento termico dei fanghi di depurazione nell’ex Ecoespanso di Santa Croce e inviati all’impianto Lerose ben sapendo che – è l’ipotesi accusatoria – l’impiego che sarebbe stato fatto di tale rifiuto era incompatibile con il rispetto dei limiti e requisiti di legge. I
Anche il comitato "Le Vittime di Podere Rota" sarebbe pronto a costituirsi parte civile nell’udienza preliminare che si svolgerà questa mattina, così come fatto da altri enti e associazioni. "Il nostro Comitato ha avuto un ruolo chiave nel far emergere tutte le criticità e illiceità del territorio e fare questo passo è nostro dovere in rappresentanza di tutte le vittime di questo sistema - ha detto Catia Naldini, presidente del comitato, a margine dell’elezione con la quale è stata nominata al vertice - Chiederemo ulteriori controlli e indagini, rivendicheremo, giustizia e bonifica del nostro territorio avvelenato da sostanze tossiche, violentato da attività illecite e infiltrazioni malavitose".