
Scontro sulle pale eoliche tra Emilia Romagna e. Toscana
La "guerra del vento" tra Emilia Romagna e Toscana (e tra esponenti dello stesso schieramento e partito politico) sulla questione dell’impianto eolico "Badia del Vento" ora è ufficiale. Lo ha decretato la lettera che il presidente Michele De Pascale e l’assessore all’ambiente Irene Priolo hanno inviato ai rispettivi omologhi toscani, Eugenio Giani e Monia Monni. Mancano soltanto poche ore al riaggiornamento della conferenza dei servizi in programma per domani, 30 aprile, ma la Toscana (che ha in questo caso la competenza) è propensa a concedere l’ok all’installazione di sette aerogeneratori alti 180 metri nel territorio di Badia Tedalda, seppure con le inevitabili ripercussioni dal punto di vista dell’impatto ambientale anche sul versante emiliano-romagnolo.
Non a caso, le due Regioni hanno di recente siglato un accordo di collaborazione che riguarda in particolare proprio le aree di confine. L’invito di De Pascale e Priolo è chiaro: sospendere al momento ogni autorizzazione per rivalutare il tutto e cercare una soluzione che sia condivisa. Giani viene sollecitato a un intervento, dal momento che il progetto è oggetto di procedura di provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) da parte della Regione che governa. "Su questo impianto, la Regione Emilia-Romagna ha espresso più volte il proprio parere negativo - ricordano De Pascale e Priolo - legato al forte impatto che tale opera avrà in un territorio particolarmente tutelato per la sua importanza paesaggistica e il suo valore ambientale".
Il territorio in questione, sottolineano, svolge "un’importante funzione di connessione ecologica, utile al contrasto alla frammentazione degli habitat e di tutela della biodiversità. Nonostante gli approfondimenti effettuati, il progetto ora in esame non supera le criticità in merito alla idoneità delle aree e non è coerente con il Piano Territoriale Paesistico Regionale (Ptpr) e con la delibera dell’assemblea legislativa numero 51/2011 della Regione Emilia-Romagna".
Nella missiva si specifica poi che permangono tutti i potenziali effetti negativi e significativi del progetto sulle componenti ambientali, quali in particolare: il paesaggio, con una significativa e grave interferenza con il profilo del crinale, dei coni visuali e dei punti di vista; l’avifauna e chirotterofauna e la compatibilità geologica e geomorfologica, rispetto alle quali "non sono individuate e individuabili adeguate forme di compensazione e mitigazione. La stessa previsione di limitazione del funzionamento dell’impianto anche per lunghi periodi, al fine di cercare di ridurre gli impatti con l’avifauna e la chirotterofauna, evidenzia delle criticità anche in tema di producibilità di energia, limitando quindi l’interesse energetico di tale impianto".
Per questo De Pascale e Priolo sollecitano "nuovamente la necessità di rivedere complessivamente la collocazione e configurazione di tali impianti, ribadendo l’assoluta necessità di trovare una condivisa via sostenibile che sappia coniugare la necessaria transizione energetica con la tutela del territorio e del paesaggio".