Sono lontani i tempi della "Curva Fanfani" quella che avvicinò l’Autostrada del Sole ad Arezzo. Amintore fu uno dei leader più importanti della Democrazia Cristiana, sei volte presidente del Consiglio, oggi il nipote Giuseppe, ex deputato della Margherita, ex sindaco di Arezzo, poi membro del Csm e oggi garante toscano dei detenuti dice la sua sullo schiaffo inferto ad Arezzo dal tavolo tecnico del ministero delle Infrastrutture che ha indicato Creti come soluzione migliore per la stazione dell’alta velocità. "Apprendo con grande sorpresa che il tavolo tecnico ha indicato Creti, come la soluzione più adeguata per la localizzazione della stazione ad alta velocità Medioetruria e, non volendo soffermarmi su malevoli considerazioni, peraltro già sostenute da qualche sindaco dell’Alta Valle del Tevere, mi verrebbe da dire che Creti è la scelta più giusta per non fare l’opera. Si tratta infatti di una localizzazione priva di ogni giustificazione tecnica, logistica, geografica, urbanistica, infrastrutturale, viaria ed economica, che prefigura una ipotetica cattedrale nel deserto con i coefficienti di un’opera ottocentesca", aveva detto pochi giorni fa il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli.
Fanfani, cosa ne pensa della bagarre che si sta scatenando su Medioetruria?
"Vedo una contrapposizione politica secondo schemi prevedibili. Ma la realtà del problema è un’altra: tutti hanno perso. Arezzo non ha più alcun potere politico e nessuna rappresentanza convincente. Non ha più alcun assessore regionale, e lo aveva sempre avuto, non ha una rappresentanza europea di nessun livello. Non ha da tempo rappresentanti al governo e al Parlamento se non ‘a mezzadria’ e non di origine della nostra provincia".
Un problema che la scelta sulla stazione dell’alta velocità ha evidenziato. Come se ne esce?
"Il Pd dovrebbe pretendere un assessore di peso a livello regionale, mentre Laura Boldrini, parlamentare catapultata nel nostro territorio, dovrebbe dimettersi immediatamente, lasciando il posto alla prima dei non eletti che è la sindaca di Lucignano Roberta Casini: avremmo in questo modo una rappresentanza più corretta e legata al territorio".
Ma non è solo il centrosinistra a doversi fare un esame di coscienza...
"Altrettanto dovrebbero esigere i partiti di maggioranza valutando le condizioni per una piena rappresentanza della provincia di Arezzo rivendicando una rappresentanza piena che ora Arezzo non ha. Senza questo, tutti si faranno sberleffi di noi".
La sensazione è che ad Arezzo sia mancata un’unità di fondo tra i vari attori del sistema politico ed economico che invece hanno dimostrato le vicine Siena e Perugia nel sostenere la candidatura di Creti...
"C’è una sorta di dovere federativo sui temi di fondo. Vi sono alcune materie che dividono la politica, ma alcune devono unire come quello delle prospettive di fondo della città e della provincia di Arezzo, per evitare che la Toscana del Sud sia sempre più Sienocentrica e lontana da Arezzo. Domando pubblicamente cosa è rimasto ad Arezzo e e quale rappresentanza del sistema economico, a eccezione di qualche importante recente attualità, sia residuata. Volendo sintetizzare su pochi temi come lo sviluppo economico, la rappresentanza istituzionale, la scuola e la sanità bisogna che tutti i partiti si sentano impegnati in un fine comune e trovino un tavolo comune dove elaborare soluzioni che impegnino tutti su ogni livello".
Quello che lei auspica non si è visto. Giusto?
"È mancata una comunità politica che su questi temi fa squadra. Ci siamo affidati al solo impegno del sindaco, magari sotto traccia gufando contro una soluzione positiva. In assenza di statisti che possano tirare righi sulla cartina geografica, dove possiamo andare?".
Come se ne esce?
"Ci vorrebbe un federatore sopra i partiti, capace di realizzare questo obiettivo, ma forse tutti insieme potrebbero trovarlo"