Alberto Pierini
Cronaca

Schianto in moto, ventenne muore dopo giorni di agonia: la mamma era dietro di lui in auto

Portava la due ruote dal meccanico, lei la prima sul posto. Tutti gli studi a S.Giovanni. La passione del softair: il ricordo degli amici

Alessandro Bindi

Arezzo, 25 luglio 2019 - Da quel terribile momento in cui per prima l’ha visto riverso in terra è rimasta al suo fianco, con l’angoscia e la forza che solo una mamma può avere. Ha provato a lottare con lui, a lottare per lui, mentre i medici tentavano di strapparlo alla morte. Fino alla resa. Alessandro Bindi è morto senza riprendere conoscenza.

Erano riusciti a riprenderlo per un soffio,su quella strada di Poggio Bagnoli dove era avvenuto l’impatto con il furgone. I soccorritori lo avevano trovato in arresto cardiaco: ma con il massaggio ne avevano fatto ripartire il cuore. Un cuore di 20 anni di quelli che non mollano. Erano stati i vigili del fuoco ad alternarsi nel massaggio con gli infermieri.

Fino a quella che lì per lì era risuonata come una buona notizia: era stato stabilizzato, portato con il Pegaso a Siena. Ma in realtà la battaglia forse era persa fin da allora. Troppo gravi le lesioni interne, troppo gravi le ferite per rialzarsi davvero da quella strada che attraversa il Valdarno aretino e che confina con quelle più familiari a lui, con la Figline dove era nato, dove viveva e dove da qualche anno lavorava nella cartotecnica del babbo.

Alle sue spalle c’era la mamma Elisabetta, in auto. Probabilmente doveva portare la moto a riparare. Quegli scambi che in una famiglia avvengono spesso. Lei lo avrebbe ripreso in officina per riportarlo a casa. Non era a ridosso, non lo ha visto cadere. Ma è arrivata subito dopo, ha avuto anche l’angoscia di affacciarsi lì dove la sua vita fatalmente stava cambiando.

Alessandro ha lasciato una traccia profonda anche dalle nostre parti. Non so perché l’incidente è avvenuto a Montalto ma soprattutto perché per anni aveva studiato all’Isis di San Giovanni Valdarno, o meglio all’indirizzo tecnologico. Dove i suoi insegnanti, i suoi amici, i suoi ex compagni di scuola lo ricordano con dolore. E stamani alle 10.30 saranno intorno a lui, anche se è luglio, anche se in tanti sono fuori per le vacanze.

«Pubblichiamo questo post controvoglia e col cuore colmo di tristezza. Il nostro caro Alessandro ci ha lasciato, catapultando l’intera squadra, gli amici e soprattutto la famiglia nello sconforto più totale. Non esistono parole per descrivere questi momenti. L’unica cosa che possiamo dire, a nome di tutta la squadra, è che ci mancherà... ci mancherà tanto». La voce oltre che la parola è del sito «Rebels Valdarno»:

Ale tra le tante cose era anche un appassionato di softair. La guerra per finta, quella vera era lontana da lui quanto l’idea di morire a vent’anni: e le foto lo ritraggono con gli abiti da «battaglia», solo per passare un pomeriggio con gli amici. Poi c’era il motorino, passione che condivideva con il babbo Sauro e con il fratelli minore Riccardo. Un hobby di famiglia, di quelli che ti trasmetti quasi senza volerlo.

E ancora le arti marziali ma anche la parrocchia al Matassino dove per anni era stato molto attivo. Tutto spezzato da quello schianto di sabato. Per lui come per il ragazzo di 16 anni morto nei giorni scorsi vicino Bibbiena. Anche lui in moto, anche lui con i genitori storditi dal dolore, anche lì passando in pochi secondi da una tranquilla serata d’estate alla morte. Diversa, tanto diversa da quella simulata del suo gioco preferito.