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Marianna Di Filippi
Arezzo, 16 novembre 2019 - Dolore, quello fisico, ed incredulità. Marianna Di Filippi ancora non si spiega quanto le sia accaduto due sere fa in via Tiepolo, traversa di via Erbosa. Erano le 19.30 quando una macchina le si è avvicinata, ha provato a strapparle la borsetta, trascinandola per qualche metro sul cemento.
«La cosa che meno ti aspetti in una città come Arezzo, in un quartiere come il Giotto». Marianna, medico al San Donato, è originaria di Salerno. Dopo aver vissuto in diverse città, ha vinto il concorso all’Asl di Arezzo e circa un anno fa ha trovato un appartamento in via Tiepolo. Quello da cui era scesa pochissimi minuti prima.
«Doveva essere una serata in allegria, aperitivo con le colleghe e poi via alla festa per la giornata mondiale di sensibilizzazione sul diabete in programma al Petrarca, a cui tenevo molto, essendo diabetologa» racconta. «Mi ero vestita super carina per l’occasione. Tacco alto, la borsa bella» continua.
«Mi ero fermata all’angolo per aspettare un’amica. Non saranno passati nemmeno cinque minuti, e ad un tratto l’inferno». Un’auto esce dal parcheggio, si avvicina al marciapiede e con massima freddezza qualcuno a bordo agguanta la borsetta della ragazza. E’ di quei modelli legati al polso, nella violenza del gesto lei cade, la borsa è ancora legata, non riesce e a liberarsene, viene trascinata per strada, per qualche metro, fino a quando il laccetto non cede.
Via la borsetta con i documenti, i soldi e le chiavi di casa. Lei rimane a terra, per strada, non si muoveva più dal dolore. «L’anca faceva male, avevo strusciato tutto il fianco sinistro. Pensavo di avere qualcosa di rotto». E invece per fortuna solo traumi.
«Non ricordo un granché, solo che la macchina era vecchia, forse una Tipo o una Panda, non di colore chiaro, forse rossa. «Non riesco a capire come sia successo, difficile pensare che mi abbiano seguito. Ero rientrata circa un’ora prima a casa, ed ero uscita da circa tre minuti. Certo è che si stratta di professionisti, dotati di una grande quantità di sangue freddo e precisione» continua.
«Di lì a poco è arrivata la mia collega ed è stato chiamato il 118. «A farsi sentire non è solo il trauma, ma l’idea che dovrò cambiare le mie abitudini. In estate ho girato Rio de Janeiro da sola, in tranquillità. Quanto accaduto ti sconvolge tutti gli schemi di riferimento. Abito da sola, esco da sola, rientro dall’ospedale da sola, al buio. Non ho mai pensato che fosse pericoloso attraversare il parco, o camminare per strada. E invece».
Tanta paura, qualche contusione ma Marianna ricorda bene «L’abbraccio degli aretini. Ho ricevuto aiuto da tutti. Aiuto in strada, aiuto dalla mia vicina di casa che mi ha offerto un letto. Nella borsetta c’erano le chiavi di casa e i miei documenti, avevo il terrore che potessero tornare.
E’ stata massima la solidarietà, la gentilezza degli aretini. Mi ha molto colpito, sono commossa». Sul posto anche la polizia che ha raccolto le testimonianze e, appena Marianna riuscirà a muoversi, sporgerà in questura la denuncia.