di Francesco Tozzi
Trentasette lavoratori tra irregolari e "in nero", redditi non dichiarati per circa 1 milione di euro. Sono queste le cifre della maxi-evasione riscontrata in un laboratorio che fabbrica calzature nell’area valdarnese. Sulla vicenda hanno fatto luce i Finanzieri della Compagnia di San Giovanni Valdarno, nell’ambito dei servizi di controllo economico del territorio ed a seguito di un’accurata attività informativa e investigativa in materia di lavoro sommerso. Nel corso delle indagini, i militari della Guardia di Finanza hanno individuato un calzaturificio completamente sconosciuto al fisco, gestito da un imprenditore che ha utilizzato nel tempo ben 28 lavoratori "in nero" e 9 irregolari, mossa che gli ha permesso di abbattere notevolmente i costi aziendali, praticando in tal modo una concorrenza sleale a danno della maggioranza delle aziende del distretto industriale del cuoio e delle calzature, che operano invece nel pieno della legalità. Nei confronti del soggetto identificato, oltre alle sanzioni per le violazioni alla normativa sul lavoro, che ammontano a oltre 200mila euro, sono stati constatati redditi non dichiarati per circa 1 milione di euro, violazioni relative all’Imposta sul valore aggiunto e in materia di ritenute sui redditi di lavoro dipendente per 300mila euro. Numeri da capogiro, dunque, per il titolare che tentava in questo modo di eludere la legge, mettendo anche a serio rischio i propri dipendenti. "L’azione del Corpo si pone a contrasto del lavoro ‘nero’ e irregolare, che costituisce una vera e propria "piaga" per l’intero sistema economico - spiegano le Fiamme Gialle in una nota - poiché sottrae risorse all’erario, mina gli interessi dei lavoratori, spesso sfruttati, e favorisce una competizione sleale in danno degli operatori economici onesti".
Dall’inizio dell’anno, anche in sinergia con l’Ispettorato del Lavoro, sono 113 i lavoratori "in nero" ed irregolari scoperti nella provincia di Arezzo dai vari Reparti della Guardia di Finanza, ben 62 dei quali nel Valdarno, 24 nella Valdichiana, 17 nel Casentino e 10 nella Valtiberina. Nel corso dei vari interventi, è stato individuato anche un minorenne, di origine bengalese, impiegato nella lavorazione e saldatura di metalli preziosi, e altri due soggetti clandestini impiegati, anche in questo caso, in un laboratorio orafo. 11 sono inoltre le attività aziendali sospese per aver impiegato forza lavoro irregolare in percentuale superiore al 10% del totale dei dipendenti dichiarati, in violazione alla specifica normativa. Le categorie economiche interessate dal fenomeno vanno dalla ristorazione al commercio al minuto, dall’attività di autolavaggio, all’agricoltura, fino a coinvolgere imprese del settore manifatturiero.