
di Maria Rosa Di Termine
Era "esterovestita", la società del settore dei trasporti in tutta Europa solo formalmente con sede all’estero, in Bulgaria, ma da ricondurre a tutti gli effetti sotto la tassazione dell’Erario italiano. Averla creata, stando alle conclusioni dell’inchiesta portata a termine dalla Guardia di Finanza di San Giovanni, serviva anche ad evadere il fisco. Priva di organizzazione per svolgere l’attività dichiarata e di autonomia gestionale, peraltro aveva il centro direzionale in Valdarno e faceva capo a un pool di imprese, coordinate da una holding, che opera nel vecchio Continente. Approfondendo una segnalazione per operazioni finanziarie sospette tra l’Italia e la capitale Sofia, le Fiamme Gialle hanno scoperto una maxi evasione appurando che il sodalizio di diritto bulgaro era stato costituito per motivi di "risparmio fiscale". Le indagini a tutto tondo si sono protratte per circa due anni consentendo di "ricondurre a tassazione" in Italia redditi per oltre 22,6 milioni di euro e portando a galla il mancato versamento di 4 milioni di euro di Iva e di circa 300 mila di Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive.
A corollario dell’inchiesta nei giorni scorsi i finanzieri della Compagnia valdarnese diretti dal capitano Ubaldo Collu hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Gip del Tribunale di Arezzo, nei confronti della società estera, cautelando beni mobili, immobili e disponibilità economiche per più di 2 milioni e 100 mila euro. Al tempo stesso è scattata la denuncia all’autorità giudiziaria per reati fiscali per i due principali indagati. Si tratta di imprenditori valdarnesi, individuati quali amministratori di fatto della società balcanica. L’operazione, che si inserisce nel quadro dei costanti controlli di prevenzione delle irregolarità nel sistema finanziario condotti sul territorio, nello specifico è nata quando al Comando della città di Masaccio sono state segnalate alcune incongruenze nell’operato della realtà straniera, con sede legale nel Paese dell’Est e domicilio fiscale nella valle. E fin dalle prime verifiche è maturato il sospetto che si potesse trattare di un escamotage anche per versare meno tasse. La ricostruzione, svolta dai militari, che si sono avvalsi di accertamenti bancari operando in sinergia con i colleghi oltre confine, ha riguardato altre società del gruppo e alla fine ha permesso di classificare quella bulgara appunto come "esterovestita". L’operazione, ricorda la Finanza, rientra tra quelle condotte per contrastare l’evasione, anche con proiezioni internazionali, sviluppata nelle forme più insidiose per l’Erario e distorsive per il mercato, perché si configura una concorrenza sleale, a danno dei contribuenti onesti.