ALBERTO
Cronaca

Scoprì per primo la Madonna del Conforto Era il Papa dell’incoronazione di Napoleone

Pio VII pregò davanti all’immagine nel 1805, di ritorno da Parigi, prima che l’imperatore lo facesse arrestare. Una volta libero avviò il culto

Scoprì per primo la Madonna del Conforto Era il Papa dell’incoronazione di Napoleone

Alberto

Pierini

La terracotta dei tre Papi. Due si sarebbero inginocchiati davanti a lei due secoli dopo, in epoca moderna, quando del buio illuminato dalle torce della cantina camaldolese di via Vecchia era rimasto ben poco. Uno era arrivato pochi giorni dopo quello che gli aretini avrebbero ricordato come Miracolo della Madonna del Conforto.

Era il 10 maggio del 1805, a neanche dieci anni da quella luce anomala, come la raccontarono i tre ciabattini di via Vecchia, che aveva avvolto la ceramica. La ceramica con il volto della Madonna di Provenzano, come il cardinale di Siena ha ricordato al pontificale di mercoledì, gettando un ponte tra due città non sempre amiche e tra due epoche. E subito un Papa si inginocchiò sotto quel volto. Un Papa che per mille motivi sarebbe rimasto nella storia.

Era Pio VII, al secolo Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti. Cesenate di origine ma in quel maggio di oltre due secoli fa arrivava dalla Francia. Aveva presieduto l’incoronazione di Napoleone. Era il 2 dicembre 1804 e i ritratti dell’epoca lo ritraggono, c’è chi dice assorto e c’è chi dice perplesso, alle spalle dell’imperatore. Senza la possibilità, ove mai lo avesse voluto, di incoronarlo davvero: perché come noto Bonaparte l’impegnativo copricapo se lo calcò in testa da solo.

Pio VII ad Arezzo già si era fermato nel viaggio di andata, un anno prima, nel 1804. In autunno e in quell’occasione, ricordano le cronache, era stato ospite del Vescovo Agostino Albergotti. Un altro nome inciso nella storia della Madonna del Conforto.

Per Papa Chiaramonti si aprirono le porte del Palazzo Vescovile e a lui fu riservato l’appartamento papale. Non è certo se fin da allora si fosse fermato in preghiera davanti alla Madonna del Conforto, come avrebbe fatto e a lungo l’anno dopo, celebrando una Messa.

Già in quel 1804 erano iniziate le trattative tra il Papa e Napoleone, proprio per arrivare alla investitura. Papa che non era affatto convinto, almeno politicamente e temendone gli sviluppi: solo dopo mesi accettò di celebrare la cerimonia nella Cattedrale di Notre Dame. In ballo c’erano concessioni in cambio delle quali arrivare ad un gesto che avrebbe segnato la storia de secolo, Ne arrivarono pochine, immagine di un rapporto che si andava logorando.,

Il volto affilato del Pontefice è lo stesso che gli artisti avrebbero commemorato pochi mesi dopo ad Arezzo, nel suo viaggio di ritorno verso Roma. Una serie di dipinti ma decisamente successivi: un ignoto pittore toscano di inizio Ottocento realizzò dei ritratti proprio a ricordo di quell’arrivo di Papa Pio VII ad Arezzo, nel maggio del 1805.

Due mondi, due spaccati lontani mille miglia. A Parigi l’ingresso solenne nella Cattedrale di Notre Dame, infinita, non ancora attaccata dalle fiamme come troppe volte sarebbe successo nella storia, fino al rovinoso rogo del 2019.

Ad Arezzo l’ingresso in Duomo per celebrare la Messa sotto l’immagine sacra in sé più semplice, e apparentemente più dimessa, di tutti i tempi.

A Parigi il Papa entrò con una processione uscita dalle Tuileries e guidata da un Vescovo a dorso di mulo, che sfoggiava il crocifisso pontificio. Pio VII entrò al canto del "Tu es Petrus", andandosi a sistemare davanti all’altare maggiore. Il suo ruolo nella cerimonia fu sobrio: recitò la formula dell’incoronazione (Dio ti incoroni con una corona di gloria e di giustizia). E appena il tempo di pronunciarla Napoleone afferrò la corona, se la infilò e poi incoronò imperatrice sua moglie, Giuseppina di Beauharnais, almeno lei in ginocchio.

Il Papa a fare da testimone, del personaggio e della storia che gli scorreva di fronte: lontano, lontanissimo dal clima che lo vide cinque mesi dopo davanti alla Madonna del Conforto. Da lì il Papa promulgò la devozione indulgenziata alla Madonna dei sette dolori. In una visita incastrata tra due eventi praticamente opposti.

Ricordate Pio VII all’incoronazione di Napoleone? Bene, pochi anni sarebbe stato arrestato dallo stesso imperatore. Nella notte tra il 5 e il 6 luglio del 1809: in piena notte, con i soldati francesi a forzare le porte del Palazzo del Quirinale, fino a raggiungere lo studio del Papa. Papa che fu fatto salire su una carrozza. Una carrozza lanciata nello spazio di quell’epoca e nel tempo, in un complesso incastro di compatibilità politiche diverse. Solo dopo 42 giorni Pio VII sarebbe approdato a Savona, la sede scelta per la sua prigionia,

Prigioniero del Vescovado, dove sarebbe rimasto quasi tre anni, fino al 9 giugno 1812. Un Papa per tutto questo nella storia e che destino volle fosse anche il primo ad inginocchiarsi davanti alla Madonna del Conforto. E l’ultimo per quasi due secoli. Ma senza mai dimenticare quelle ore ad Arezzo. Perché sarebbe stato sempre lui a decidere, stavolta davvero, un’altra incoronazione: quella della Madonna del Conforto.

Il Capitolo di San Pietro in Vaticano aveva ricevuto l’istanza proprio dal Vescovo Albergotti, lo stesso che aveva accolto Papa Chiaramonti nel 1804, Mentre si lavorava alla costruzione della Cappella, e dopo la caduta di Napoleone, l’immagine venne solennemente incoronata il 15 agosto 1814, naturalmente da Albergotti.

Il Papa successivo a rivivere quel percorso sarebbe stato Giovanni Paolo II, che il 23 maggio del 1993, affidò la diocesi alla Madonna del Conforto. Seguito da Benedetto XVI.nel 2012. Anche allora a maggio, proprio come nel 1805. Completando una storia partita da lontano.