
Turisti a Ferragosto
Arezzo, 17 agosto 2020 - «Ma siamo aperti solo noi?». Uno dei baristi del centro alza a fatica la testa dalle tazzine: anche perché le tazzine sono agli sgoccioli. «Oggi avevo aperto convinto di annoiarmi». E’ ufficiale, non si è annoiato. Ha lavorato come in miniera, anche se sotto un sole a quasi 40 gradi e distribuendo più paste e panini di minerali. Il «grande freddo» di Ferragosto non è arrivato: come avevamo anticipato la città ha fornito il colpo d’occhio di un discreto afflusso.
A tratti del tutto sorprendente. Un esempio? Sabato sera,ore 21: il semaforo indica zero posti all’ingresso del parcheggio Cadorna. Zero, non uno di più: e nella sera del 15 agosto, in passato non disertata ma quasi. Le stime indicano che in città è rimasta circa metà degli aretini. Una bella fetta degli altri, beninteso, non è emigrata alle Barbados. I più tornano oggi, al massimo la settimana prossima.
E lo intuisci dalle vetrine, poche accennano a ferie lunghe. No, anzi. Diverse attività come avevamo anticipato erano aperte sabato e si sono riaperte perfino ieri. Il commercio tenta il tutto per tutto e prova a intercettare questa «ripresina» che forse non tutti prevedevano. Il grosso sono italiani: italiani d tutte le regioni, con qua e là spruzzate di stranieri. Perfino una famiglia polacca, che nel giorno di Ferragosto chissà come , chissà perché ci aveva scelto tra tutti.
Ma l’iniezione robusta di arrivi di altre estati per ora continuiamo a dimenticarcela. Però la città tiene. Anzi, più esattamente tiene il centro. Ormai da settimane assistiamo ad una doppia velocità. Non è un mistero che le iniziative lanciate, e giustamente, per risollevare il centro e i suoi locali hanno un prezzo nella cerniera.
Ci sono ristoranti, pub, pizzerie che hanno visto contrarsi i loro affari: la calamita del centro è irresistibile, specie a queste temperature e con il colpo d’occhio che garantisce. Una «forbice» che nel giorno di Ferragosto si è allargata a dismisura. con quartieri sostanzialmente smobilitati e un centro che a tratti brulicava. «Ferragosto in piazza è sempre stato affollato» ci conferma un vecchio antiquario.
Però in mezzo c’è stato il Covid e altre città stanno lì a dimostrarci che la ripartenza non era scontata. Il colpo d’occhio della sera era quello degli altri sabati. Con beneficiate anche via Roma e via Crispi, che ormai stanno costruendo sul weekend un universo parallelo al resto della settimana. Ma anche angoli da anni non coinvolti a quei livelli: come Guido Monaco, il chiosco del Morgana al centro della piazza sta diventando un faro fino alle ore piccole e la gente risponde.
La componente essenziale resta il mordi e fuggi, chi arriva, passa e se ne va. Che misuri dagli uffici turistici, dai tavolini, dal colpo d’occhio del centro. C’è una forte variabile aretina, quella che in genere era in ferie. Mentre gli alberghi si arrampicano su una piccola ripresa, sapendo che agosto non è mai stato il loro mese ma sperando sia solo l’assaggio di quello che verrà. Il punto forte continua ad essere piazza Grande.
In una rotazione continua: ci sono momenti della giornata nei quali vedi la differenza, al ribasso, con le stagioni precedenti. ma di sera no, quando il sole cala e il mare di sedie, poltrone e perfino bauli e tappeti un po’ improbabili, diventa spendibile.
Sulla piazza si spegne il sole ma si accendono tutti i riflettori. «Ma siamo aperti solo noi?». No, loro neanche se lo chiedono. Da mesi si sono quasi dimenticati di avere rivali in giro.