di Alberto Pierini
I genitori non si trovano fuori del portone, trafelati e di corsa come ad ogni giornata aperta delle scuole. No, restano in ciabatte e si collegano da casa: e con un clic visitano i laboratori, ascoltano il preside-cicerone, scoprono indirizzi e corsi di studio. E con loro i figli, che almeno in teoria dovrebbero essere i più interessati. E’ l’orientamento sotto il sole del Covid. Lì dove a distanza non è solo la didattica ma anche tutto il resto.
Compresi i colloqui. In coda davanti alla porta del prof, scambiando due chiacchiere con la mamma di Gino o di Tonino? No, in coda come sempre ma davanti alla porta della classe virtuale. Perché la didattica a distanza non è più un collegamento di fortuna, chi c’è c’è: ogni sezione ha la sua classe web, dentro sono ammessi solo professori e iscritti e chissà se anche il bidello di turno che come nella realtà viene a darti l’annuncio che spezza le lezioni.
E quella classe virtuale si riapre anche il pomeriggio, a volte per un corso di recupero, altre per i colloqui. Se ti colleghi ed è occupato significa semplicemente che dal prof di matematica c’è già qualcun altro. E che a quel punto stai fuori finché l’altro genitore non ha finito.
Un mondo parallelo: con tanto meno sugo e sale, perché l’incontro non c’è piattaforma che lo sappia ricreare. Ma ha le sue regole, scritte nere su bianco.
Ad esempio al Pier della Francesca c’è una vera legenda da seguire. Vietato arrivare in ritardo. Perché salta la linea? No, "perché se sei a casa non c’è motivo di fare tardi". I cinque minuti possono essere tollerati ma non di più. E come in classe superata una certa soglia non entri, neanche nella classe virtuale. Stai fuori tutta la mattina. "Il prezzo da pagare? Beh, il giorno dopo ci vuole la giustificazione. Al Fossombroni è tutto previsto; se ti capita devi scannerizzare o fotografare la giustificazione firmata sul libretto e l’eventuale certificato e mandare il tutto al coordinatore della classe, lei virtuale e lui in carne e ossa.
In compenso, torniamo all’Artistico, da remoto non perdi il diritto all’assemblea. Una al mese, due ore, chiesta 5 giorni prima al preside: il prof viene, apre la classe virtuale e si ritira in buon ordine. Cioè spegnere audio e video, perché l’assemblea è degli studenti e il prof non può origliare a distanza.
A lezione ci si presenta in "modo appropriato": se anche sei a casa abbigliamento corretto e ripresa giusta. E l’indisciplina a distanza? Non attivare microfoni e telecamere su richiesta, diffusione non autorizzata di immagini e video delle lezioni. E il "cheating": esatto, è scritto proprio così, Traduzione? Beh,copiare specie durante i test o i compiti in classe (virtuale). La didattica a distanza ha le sue regole e il suo vocabolario. E le sue date. Le domeniche aperte restano, ogni scuola ha le sue. Al Classico con un copione dettagliato, dall’intervento della preside alle spiegazioni dei prof fino allo spazio per le domande dei genitori. "Perché iscriversi proprio a questa scuola?". Che poi era dappertutto anche prima la domanda più gettonata. Meno male, qualcosa è per sempre.