di Serena ConvertinoAREZZOPm10 e NO2. Sono i nomi delle particelle e delle molecole inquinanti presenti nell’aria che respiriamo, le stesse che negli ultimi decenni compaiono sui report ambientali che monitorano la concentrazione degli agenti inquinanti. L’ultimo, è Mal’Aria di città di Legambiente, che come ogni anno a febbraio rende conto dei dati raccolti.
A guardare i dati italiani, Arezzo si classifica tra le città capoluogo di provincia con la concentrazione più bassa. Se Verona si assesta al primo posto per aria più inquinata con una concentrazione media di 32,6 microgrammi per metro cubo di pm10, e Milano al quinto posto con 30,5, Arezzo si assesta a sui 22 microgrammi. Ma cosa sono le Pm10? Si tratta di particelle finissime, solide o liquide, presenti nell’aria e spesso derivanti da processi industriali, traffico e combustione di carburanti. Ed è proprio alla combustione a i processi industriali che si riferisce anche il valore della molecola N02, quella del biossido di azoto, per cui Arezzo registra un valore mediano di 19 microgrammi per metro cubo rispetto, ad esempio, ai 27 di Firenze e ai 26 di Siena. I valori cittadini restano in linea con quelli degli anni precedenti: respiriamo, insomma, la stessa aria di prima.
Un bene o un male? Come riferisce Legambiente, la media annuale degli inquinanti - e in particolare delle Pm10- può far apparire il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda di che limite si voglia prendere come riferimento. "Perché se il bicchiere mezzo pieno è rappresentato dal fatto che nessuna città capoluogo di provincia ha superato nel 2024 il limite normativo stabilito in 40 microgrammi per metro cubo come media annuale, il rovescio della medaglia – ovvero il bicchiere mezzo vuoto – lo si ottiene se si prendono a riferimento i valori suggeriti dall’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che nelle sue linee guida indica in 15 micorgrammi/mc la media annuale da non superare. In questo caso, purtroppo, circa il 97% dei capoluoghi di cui si è riusciti a ricostruire la media annuale (95 su 98 capoluoghi esaminati) non rispetta tale valore. Con conseguenti danni alla salute delle persone che vivono e lavorano in queste aree urbane". Arezzo inclusa.
La sensibilità ai dati, che almeno per Arezzo sono ad oggi in linea con quelli fissati a norma di legge italiana, cambierà però in vista dell’entrata in vigore, nel 2030, delle norme comunitarie sulla qualità dell’aria. La nuova direttiva ha infatti rivisto i limiti di riferimento per il Pm10, avvicinandoli molto a quelli suggeriti dall’OMS: dal 2030, infatti, il limite stabilito come media annuale da non superare scenderà dagli attuali 40 microgrammi/mc a 20. Un dimezzamento che- considerando i valori di Arezzo- renderà necessaria, riporta Legambiente, una riduzione del 9% della concentrazione di PM10 nell’aria.
Allo stato attuale, i valori apparentemente buoni dell’aria della città sono comunque mitigati dai dati equivalenti di realtà urbane di ben altra dimensione. I valori di inquinamento atmosferico aretino sono infatti equivalenti a quelli dell’area metropolitana di Bologna. Si pensi poi al 2023 che segnò il record di segnalazioni al dipartimento Arpat di Arezzo. In un anno, all’agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, erano arrivati 162 esposti di cui ben 153 segnalavano l’inquinamento dell’aria, in particolare le emissioni in atmosfera con o senza odori.