LUCA AMODIO
Cronaca

"Siamo in piazza con Mugnai". La fiaccolata dei cento amici. In testa don Natale e la Lega

Sostegno all’artigiano, a processo per aver ucciso il vicino che gli distruggeva casa con la ruspa. La marcia dalla piazza del Comune fino a San Francesco con tanto di cartelli di solidarietà.

Sostegno all’artigiano, a processo per aver ucciso il vicino che gli distruggeva casa con la ruspa. La marcia dalla piazza del Comune fino a San Francesco con tanto di cartelli di solidarietà.

Sostegno all’artigiano, a processo per aver ucciso il vicino che gli distruggeva casa con la ruspa. La marcia dalla piazza del Comune fino a San Francesco con tanto di cartelli di solidarietà.

Sono tutti con Mugnai, anzi con Sandro. Fiaccola in mano e cartelloni: "Sandro ti siamo vicini", "Noi siamo con Sandro" c’è scritto. Sono in 150: questo è l’esercito a sostegno dell’artigiano di San Polo alla vigilia del processo che lo vedrà imputato per omicidio volontario. In prima linea c’è Don Natale Gabrielli, parroco di San Polo, che fin dal primo giorno ha sposato la causa del suo vicino di casa. E anche stavolta ha detto presente, anche perché è il presidente del comitato che è nato in sua solidarietà. Si schiarisce la voce e parla: "Si tratta di una chiarissima ingiusta aggressione avvenuta ai danni di una persona, anzi di una famiglia interna: Sandro, nostro parrocchiano, brava persona, non ha fatto altro che difendersi". E poi il paragone con l’episodio biblico: "Il caso di Davide e Golia. Qui il gigante aveva una ruspa, e che si fa un processo a Davide? Ma chi è l’eroe? È Davide".

Accanto a lui c’è Giovanni Severi, anche lui in prima linea, è la mente del comitato l’imprenditore di San Polo. Non ci sono dubbi nelle sue parole. "Siamo con Sandro, sempre: così gli facciamo sentire la nostra vicinanza e il nostro sostegno". Tra i tanti che sono alla fiaccolata, da piazza del Comune fino a San Francesco, ci sono anche i dirigenti della Lega: l’onorevole Tiziana Nisini, Gianni Tonelli capo del dipartimento sicurezza del partito, Gianfranco Vecchi, segretario provinciale e gli altri coordinatori locali. E poi ci sono gli amici e vicini di casa dell’artigiano. Sabrina ci dice di essere qui per "vicinanza, perché lo appoggiamo al 100%, quello che gli sta succedendo ora è inconcepibile, non siamo nemmeno più liberi in casa nostra: queste cose non dovrebbero succedere e comunque non si dovrebbe andare a processo per queste cose. Si tratta di una legittima difesa a tutti gli effetti. Spero che queste piccole manifestazioni possano arrivare a chi di dovere. Noi siamo con Sandro al 100%". Laura la pensa allo stesso modo: "Non è giusto, la legittima difesa ci sta tutto. Chi di dovere deve metterci una mano nella coscienza e dire: e se fosse successo a me?".

Adesso Mugnai aspetta il processo. Il secondo a suo carico, dopo quello per omicidio volontario. I fatti sono quelli che si consumarono l’Epifania del 2023: Mugnai stava cenando a casa sua quando imbracciò il fucile e sparò al vicino che gli stava distruggendo casa con la ruspa. Gezim Dodoli morì a colpi di fucile.

Per gli avvocati di parte civile l’artigiano sparò già prima che iniziasse l’attacco: quando Dodoli stava demolendo le auto nel cortile, sempre con la benna del mezzo. Tesi che ha sposato anche il gup del primo procedimento Claudio Lara (che aveva rinviato gli atti alla procura per una nuova riqualificazione) e anche il secondo Stefano Cascone che lo ha rinviato a giudizio per omicidio volontario.

Accusa pesante. Si rischia 21 anni di carcere. Il processo inizierà il prossimo 15 marzo, in corte d’assise cioè anche davanti a sei giudici popolari che fanno parte della corte per i reati più gravi. Non è detto che Mugnai parli in aula, può decidere di non farlo, e anzi: è difficile che lo faccia.

Fatto sta che per lui adesso la strada è in salita ma gli avvocati, Piero Melani Graverini e Marzia Lelli, pensano che ci sia ben poco da dimostrare: la difesa era legittima, punto. E anche l’artigiano di San Polo che "non sa bene come sentirsi", è provato emotivamente, va avanti ribadendo un concetto molto semplice: "Dovevo difendermi, che altro potevo fare?".