Altre turbolenze per Polcri. Per il presidente della Provincia alle tegole politiche si aggiungono quelle interne. Con i suoi. Ieri una missiva firmata dalle sigle sindacali gli ha contestato la nuova struttura organizzativa che ha messo la polizia provinciale alle dipendenze del segretario provinciale, non più al presidente.
La decisione è frutto del decreto numero 129 del 31 gennaio scorso, per la precisione della parte che riguarda la struttura organizzativa che tra le altre cose incardina il corpo della polizia provinciale. Gli agenti, come anche il suo comandante, da adesso sono alle dipendenze del segretario generale mentre, fino a prima, erano sotto il presidente. La lettera è stata inviata al presidente della provincia così come al segretario generale, ai consiglieri provinciali e al prefetto di Arezzo. A firmarla sono cinque sigle sindacali: la Rsu, la Gcil funzione pubblica, la Cisl Fp, la Uil Fpl e la Csa Ral.
"La richiesta è legittimata, ad avviso degli scriventi, dall’inosservanza di specifiche norme e da una pressoché univoca giurisprudenza amministrativa e ordinaria in materia di divieto di subordinazione dei corpi o servizi e dei comandanti delle polizie locali (municipali e provinciali) a qualsivoglia dirigente amministrativo, anche dal segretario generale dell’ente".
Il presidente Polcri dall’altra parte minimizza: "Sono aspetti tecnici, da parte mia poi c’è massima disponibilità di dialogare, il conflitto non porta mai buoni risultati, io rinnovo il mio invito al confronto". Sempre pacato aggiunge: "Avevo già proposto un tavolo tecnico per oggi ma le sigle non hanno risposto al mio invito". Ma queste turbolenze non minano il funzionamento della macchina amministrata? "No, assolutamente no", Polcri è categorico.
La missiva è comunque severa. Nelle due pagine di J’accuse si fa poi riferimento alle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che nei mesi scorsi si è espressa su una questione simile, in Abruzzo, all’Aquila. In sostanza, secondo il giudice il comandante della polizia locale deve appartenere ai propri ranghi e nessun dirigente tecnico e amministrativo può espletare le funzioni di comandante.
Sul tema, tengono a sottolineare i sindacati si era speso anche il Tar della Campania che nel 2023 aveva stabilito che il corpo di polizia locale non può essere utilizzato dal Comune e dalla Provincia come struttura intermedia. Questo perché il servizio di polizia provinciale è un corpo con una propria identità organizzativa, autonoma e derivante da quella delle strutture militari. "Per questo il comandante deve rispondere direttamente al sindaco e al presidente della provincia", spiegano i sindacati.
E poi c’è un altro aspetto sollevato. "Gli agenti e gli ufficiali della polizia locale, diretti dal proprio comandante, di iniziativa o su delega dell’autorità giudiziaria, possono e devono indagare anche su eventuali ipotesi di reato dove la persona sottoposta ad indagine possano essere organi dell’ente", spiegano.
"Anche da qui il chiaro divieto che atti di indagine coperti dal relativo segreto possano essere conosciuti o conoscibili per motivi di sovra ordinazione gerarchia/dipendenza da qualsiasi altro funzionario o dirigente che non sia appartenente alla polizia locale".