ALBERTO PIERINI
Cronaca

Solo vetro: l’acqua Verna chiude alla plastica Dall’estate ripartiranno anche le assunzioni

La fabbrica casentinese fa parte del gruppo Maniva. Produceva dieci milioni di prodotti in Pet, ora punta sul prodotto ecologico

Solo vetro: l’acqua Verna chiude alla plastica  Dall’estate ripartiranno anche le assunzioni

Solo vetro: l’acqua Verna chiude alla plastica Dall’estate ripartiranno anche le assunzioni

di Alberto Pierini

Danno del tu alle grandi sorgenti, se non altro perché per loro l’acqua non è solo un elemento naturale ma una piccola miniera d’oro. Come tutti quelli che sono nella produzione della minerale, liscia o gassata che sia. E tra le sorgenti ne hanno una dal sapore familiare: la Verna, il cui stabilimento storico è tra le curve che da Chitignano risalgono verso Chiusi. E ora la loro nuova linea è drastica: stop alla plastica.

Plastica che nel mondo delle minerali ha un nome più scattante ed efficace Pet. Fino al 2021 erano 9,8 milioni le bottiglie in pet che venivano prodotte dalla Verna. Che poi è ormai un tassello di un gruppo nazionale, si chiama Maniva e ha la sua sede centrale sulle Alpi bresciane. Per l’esattezza a Pagolino, duemila abitanti sullo sfondo delle grandi montagne.

"Abbiamo rilevato la Verna oltre 15 anni fa, nel 2006" racconta in una lenta calata del nord l’amministratore delegato Michele Foglio. "Era in forte difficoltà, l’abbiamo progressivamente ristrutturata e ora la stiamo rilanciando". Un rilancio che tintinna come il vetro. "La nostra scelta è stata quella di puntare su un contenitore in linea con l’ambiente". Non solo: la scommessa è quella del vuoto a rendere.

Apre un link su un passato non tanto remoto: le code alle aziende di acqua per riconsegnare il vetro e ricavarne sconti sui nuovi acquisti.

Una scelta ambientale ma anche strategica sul piano del marketing, "Puntiamo su bottiglie di vetro stilizzate per la ristorazione e i pasti fuori casa, fino ai bar e ai locali pubblici" spiega Foglio. Che si professa "profeta" dell’economia circolare.

"Recuperiamo le bottiglie vuote dai clienti, le laviamo a fondo e le riempiamo di nuovo". E in questo giocano a tutto campo.

"Come gruppo stiamo utilizzando sia alla Maniva nelle sue varie sedi che alla Verna energia elettrica al 100% da fonti rinnovabili". Fonti, sempre fonti, sia pur con significati almeno articolati.

Nel percosso c’è stata anche la rottamazione della plastica. L’adesione al consorzio Coripet, il consumatore riporta le bottiglie di pet che ha e nella riconsegna ottiene un premio. La plastica viene riciclata. E non si fermano al vetro. "La nuova sfida è l’acqua nel tetrapack, il brick è all’81% di cellulosa, il resto plastica non derivante dal petrolio ma dalla canna da zucchero". I più puristi storceranno la bocca, la cellulosa coinvolge gli alberi, un po’ di plastica c’è: ma loro sono sicuri di quello che fanno.

La produzione di bottiglie Verna in vetro è aumentato del 31%: solo nel 2022 i pezzi sono stati 11 milioni e mezzo contro gli otto e qualcosa dell’anno prima. E si parla già di assunzioni. "In vista dell’estate stiamo selezionando una decina di giovani, destinati alla stagione di maggiore produzione". Al momento i dipendenti fissi sono 15 con una decina di stagionali. "E puntiamo su chi vive nell’area dello stabilimento". La Verna per loro è una piattaforma vincente e per questo provano a cavalcare la linea un po’ ambientalista e un po’ commerciale.

"E’ chiaro che puntiamo al successo economico ma siamo convinti che possa sposarsi con scelte sostenibili come questa". In sè la strategia sembra facile come bere un bicchiere d’acqua: meglio se in vetro".