"Sono finito anch’io nella lista nera dei sionisti, come Liliana Segre". Enrico Fink, compositore e "anima" dell’Orchestra Multietnica aretina, non nasconde la preoccupazione per la scia d’odio che non si ferma e dilaga in Europa, attraversando l’Italia nelle manifestazioni più estreme. "Ma non c’è nulla di nuovo, credo che abbiano poco a che fare con la contingenza del momento. Sono le stesse che c’erano anche quando al governo israeliano c’erano esponenti dell’area socialista".
Vive con "un’angoscia grande, sono momenti nei quali le notizie che arrivano suscitano dolore e disperazione". Ma lui non molla e coltiva, ogni giorno, "la speranza di una soluzione pacifica, di un ritorno a una forma di normalità e di ricostruzione. Certo, ad oggi siamo molto lontani dall’obietivo perchè avanza l’ipotesi di un conflitto che si allarga". Fink sa che la via per la pace "è faticosa e lunga; un percorso che cerchiamo di portare avanti da tempo e che in alcune fasi ha dato i suoi frutti".
Ma non per questo ci si deve arrendere. Non lui, che fai conti con un "clima" ostile che corre sui sociale, dai quali ha deciso di stare lontano, o almeno meno presente in questo ultimo anno di sofferenza. "Non voglio far parte di un luogo diventato sfogo di odio", rimarca mentre rilancia una road map che attraversa la sua musica e incrocia l’impegno nell’orchesta che unisce e abbraccia.
"Per costruire la pace serve un elemento fondamentale su cui riflettere: il riconoscimento dell’altro. è molto difficile e soprattutto in quell’area in cui il conflitto si va estendendo. Ma bisogna insistere e riconoscere, pur nella diversità di idee e posizioni, le reciproche ragioni, diritti e sofferenze. Il problema vero, è quando da una parte e dall’altra si attribuisce solo il torto, rifiutando aprioristicamente la possibilità di posizioni legittime sulle quali dialogare". Incardinare il confronto non sulle differenze ma sull’umanità. è la via per arrivare individuare negli altri, non più nemici ma persone. Fink lo dice chiaro. "Il primo passo per cominciare a costruire un dialogo che porti frutto, è rinconoscere nell’avversario la legittimità del diritto ad affermare le proprie idee senza prevaricazioni dall’una e dall’altra parte. Un dialogo costruttivo che non sia solo tregua, ma un autentico percorso di pace".
Piccoli passi possibili. Come quelli che Fink innesta nel cammino portando la testimonianza di un dialogo costante e benm radicato, "motore" dell’Orchestra che unisce artisti e provenienze diverse, storie e sensibilità, sofferenze e ripartenze. "Il concetto di base è stare insieme anche nelle differenze e questo modello lo portiamo nelle scuole e nei concerti. Una testimonianza del valore del dialogo e del confronto pur da posizioni spesso lontane. Ma sempre con la determinazione a ricercare le ragioni dell’altro sul quale impostare la condivisione".
LuBi