Si è accucciato tra i rifiuti, dentro il cassonetto. Un riparo sicuro dalle manette, deve aver pensato. "Qui non mi beccheranno" avrà detto in silenzio cercando di guadagnare terreno e farla franca dopo la spaccata in gioielleria. Un mattone come arma per sfondare il vetro blindato della vetrina esterna dove sono custoditi i monili della Di.Di, boutique della famiglia Dini, una tradizione orafa di lungo corso con un’azienda che produce e le vetrine dei negozi spalancate su Via Roma e Via Crispi che "chiamano" i clienti. La via dello shopping, nel cuore del quadrilatero del commercio, a un passo da Corso Italia: è qui che all’alba, intorno alle 4, il ladro solitario ha messo a segno il suo piano. Che per la verità, ha mostrato da subito tutti i suoi limiti. Un azzardo, entrare in azione all’alba, col rischio di incrociare chi si alza presto dal letto per andare a lavorare. Eppoi: ha deciso di fare razzia di gioielli dalla vetrina esterna della gioielleria usando come "arma" un mattone. Il vetro blindato lo ha costretto a ingaggiare una dura gara prima di riuscire ad aprire un varco sotto i colpi sferrati con tutta la forza che aveva.
Ma proprio quei colpi e il rumore dei vetri andati in frantumi, si sono rivelati la sua trappola. Perchè il ristoratore che sta accanto alla gioielleria ha sentito il frastuono, si è affacciato, ha visto il ladro in azione e ha dato l’allarme. Le sirene della polizia hanno fatto tremare i polsi del malintenzionato che si è pure ferito alla mano nel tentativo di arraffare i pochi monili rimasti in mostra vetrina: più che altro oggetti di bigiotteria e qualche prezioso in argento, ma niente di più. Bottino, magro, magrissimo: circa tremila euro compresi i danni alla teca. Poi la fuga, a piedi, prima in Corso Italia ma con gli agenti della volante alle calcagna, il ladro ha visto un rifugio sicuro in un cassonetto di via Margaritone. Con un balzo si è infilato tra i rifiuti nascondendosi. Ma gli è andata male perchè i poliziotti quando hanno alzato il coperchio del contenitore dell’immondizia, lo hanno trovato rannicchiato e immobile. Loro, sono andati a colpo sicuro, lui no. Accanto la refurtiva che è stata riconsegnata all’imprenditore.
"Sono rimasto malissimo quando ho visto la vetrina esterna del mio negozio ridotta in frantumi. Oltretutto, il ladro si è ferito perchè c’erano molte trracce di sangue", racconta Samuele Dini, 44 anni, che porta avanti con la sorella la tradizione orafa di famiglia. "Devo ringraziare Federico Vestri, il ristoratore qui accanto al mio negozio che ha avuto la prontezza di avvertire subito la polizia facendo scattare così l’allarme e l’inmtervento immediato". Lui, Federico Vestri ha le vetrine dei locali nella centralissima via Crispi e conosce la zona come le sue tasche. Una zona che seppure al centro del quadrilatero dello shopping, resta nel mirino delle scorribande di ladri e maltintenzionati. "Si percepisce chiaramente una sensazione di insicurezza anche nelle zone centrali della città, ormai non più immuni da liti, risse e raid dei ladri di turno". Un ’esperienza vissuta sulla pelle che Dini rievoca: "Qualche anno fa avevo il negozio di gioielleria in via Verdi, nella zona dei giardini Porcinai. Sono stato costretto a spostarmi in via Crispi perchè non si poteva più lavorare in sicurezza: risse, coltellate e gente poco raccomandabile: era così tutti i giorni". Ma Samuele non si ferma: ha già ordinato una nuova teca e ieri è tornato al lavoro tra i suoi gioielli. E le pacche sulle spalle dei clienti, passati per manifestare solidarietà.
Lucia Bigozzi