LUCA AMODIO
Cronaca

Sparò al vicino che gli demoliva casa. La pm cambia l’accusa: "È omicidio"

Nuovo avviso di chiusura delle indagini per Mugnai che uccise Gezim Dodoli a San Polo l’Epifania del 2023. La decisione arriva dopo l’ordinanza del gup Claudio Lara che aveva restituito gli atti alla Procura.

La casa di Sandro Mugnai a San Polo la notte del delitto

La casa di Sandro Mugnai a San Polo la notte del delitto

Omicidio volontario. E quindi tutto da rifare. Per la procura di Arezzo è questo il capo di imputazione per Sandro Mugnai, il 55enne che la sera dell’Epifania del gennaio del 2023 sparò al vicino che gli stava demolendo casa con la ruspa. Gezim Dodoli morì a colpi di fucile. La pm Laura Taddei ha riformulato l’accusa: all’artigiano di San Polo è stato notificato nella tarda serata di ieri il nuovo avviso di chiusura delle indagini. L’ipotesi di reato adesso passa da eccesso colposo di legittima difesa a omicidio volontario. Ciò significa che il processo riparte da zero dopo la decisione che aveva preso il giudice per le indagini preliminari Claudio Lara di restituire gli atti alla procura. Ma riavvolgiamo il nastro.

È il 5 gennaio del 2023. Sandro Mugnai stava cenando con la famiglia quando - stando al suo racconto - sentì un grande frastuono: era Dodoli, Jimmy nome con cui lo conosceva, che gli stava colpendo casa con una ruspa. L’artigiano imbraccia il fucile e fa fuoco sull’albanese. Lo ammazza. Arrivano i carabinieri e il 55enne che ha fatto fuoco viene arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Durante l’udienza di convalida Mugnai viene scarcerato dalla gip Giulia Soldini: "Ha sparato per difendersi", a sintetizzare la decisione del giudice.

Tutto sembrava diretto verso l’archiviazione e invece no. La pm Laura Taddei chiede e ottiene il rinvio a giudizio per eccesso colposo di legittima difesa: sarebbe andato oltre quanto consentito della legge per difendersi. Inizia il processo e i legali di Mugnai, Piero Melani Graverini e Marzia Lelli, chiedono il rito abbreviato. Niente dibattimento e sconto di pena di un terzo in caso di condanna.

Durante il processo vengono disposte perizie balistiche e la rappresentazione dei fatti tra le parti in causa è diversa. L’avvocata di parte civile Francesca Cotani chiede la riqualificazione del capo di imputazione in omicidio volontario. In sintesi, secondo i legali, la condotta di Mugnai è stata sproporzionata anche perché l’artigiano ha iniziato a sparare prima che iniziasse a demolirgli casa (a differenza di come aveva detto l’imputato). Versione che non è condivisa dagli avvocati dell’artigiano ma poco importa perché il giudice sposa questa tesi. Cioè: quello che è accaduto è uno scenario da omicidio volontario non da eccesso colposo di legittima difesa né tanto meno da legittima difesa. Processo da rifare con un nuovo capo di imputazione: omicidio volontario. Questa - a grandi linee - la spiegazione del gup Claudio Lara che nelle sue 17 pagine di ordinanza ha rimandato gli atti all’accusa per la riqualificazione del reato: "Non può essere invocata da Mugnai la legittima difesa perché ha accettato la sfida lanciata dal proprio aggressore, innescando una sorta di duello, e comunque avendo reagito in maniera non proporzionata alla situazione di pericolo", a citare un estratto.

Così l’8 ottobre scorso. A quel punto le carte sono tornate nella scrivania della pm Taddei, “invitata“ a riformulare l’accusa. Nuove indagini e nuovo avviso di chiusura delle indagini per Mugnai che ieri legge come capo di imputazione: omicidio volontario. Gli avvocati difensori non commentano anche se la linea rimane chiara: "Non c’era altra alternativa, Mugnai si è difeso". Adesso però l’artigiano rischia il processo per omicidio.