GAIA PAPI
Cronaca

Sparò e uccise la moglie malata . Il caso Sacchi in Corte d’Assise con il rebus sul rito abbreviato

Gli avvocati dell’anziano oggi riproporranno ai giudici la formula che prevede uno sconto di pena. In aula familiari, amici e la collaboratrice domestica della coppia: probabile la presenza dell’imputato.

a notte tra il 20 e 21 giugno Sacchi chiamò la polizia dopo aver sparato alla moglie nell’appartamento di viale Giotto

a notte tra il 20 e 21 giugno Sacchi chiamò la polizia dopo aver sparato alla moglie nell’appartamento di viale Giotto

Inizia oggi il processo per Alessandro Sacchi, l’ottantenne che lo scorso giugno sparò e uccise la moglie malata di Alzheimer. Il procedimento a suo carico sarà in Corte d’Assise, davanti a giudici togati e popolari. Il rinvio a giudizio arriva dopo che la perizia psichiatrica ha accertato che Sacchi è in grado di partecipare al processo, seppur fosse parzialmente incapace di intendere e volere quando ha ucciso la compagna di vita Serenella Mugnai. Le ha sparato alla tempia con l’arma ereditata dal padre. Il vizio è motivato dal fatto che l’anziano soffriva di un disturbo da stress traumatico che ha provocato in lui una semi infermità mentale, come è stato accertato anche dal dottor Massimo Marchi. La semi infermità mentale non implica il proscioglimento, ma può portare ad uno sconto di pena. L’avvocato Piero Melani Graverini ha già fatto una prima richiesta per il rito abbreviato, che implica lo sconto di pena di un terzo a patto che il processo si svolga sulle carte dell’accusa (oltre alle eventuali indagini difensive). Richiesta che non è stata accolta dal Gip, e che verrà riproposta dal difensore proprio oggi. Giornata in cui saranno depositati i documenti acquisiti ed ascoltati nuovi test. In aula le persone più vicine a Sacchi e alla moglie, dai familiari, agli amici fino alla collaboratrice che nelle ultime settimane aveva consigliato a Sacchi di cercare una struttura per assistere la moglie. In aula probabilmente ci sarà anche l’80enne che ha atteso questo giorno nella sua abitazione. Un mese fa il giudice Stefano Cascone aveva accolto la richiesta di revoca della misura cautelare, (per qualche mese l’anziano ha vissuto nella Rsa Fossombroni), presentata dagli avvocati Stefano Sacchi e Piero Melani Graverini. "Agì in preda a un forte stato di disturbo da stress traumatico" ma di fatto, per il giudice, "non è pericoloso né per se stesso né per gli altri". Questa la motivazione, a seguito della perizia psichiatrica dalla quale sono emersi dettagli che ipotizzano come l’omicidio sia stato conseguenza di una marcata riduzione della capacità di intendere e volere, provocata dal forte stato di stress emotivo dell’uomo. Era la notte tra il 20 e 21 giugno nell’appartamento di viale Giotto, quando l’80enne sparò un colpo di pistola contro la moglie Serenella di 72 anni, da tempo malata di Alzheimer. Agli agenti della Mobile che arrivarono nell’appartamento disse: "Non ce la facevo più". Fu lui stesso ad avvertire la polizia. Non avevano avuto figli e avevano sempre lavorato insieme come agenti di commercio, una coppia unita negli affetti e nel lavoro. Ma qualche anno fa la malattia aveva reso la convivenza difficile, e l’ennesimo litigio si è rivelato quello che ha scatenato la tragedia. Quella notte Sacchi prese la Beretta e uccise la moglie. Poi la corsa dal vicino di casa a cui ha confessò l’omicidio.