Salvatore Mannino
Cronaca

Spesa di Pasqua, code ai supermercati: distribuita acqua contro il caldo

Continua anche il caro-mascherine per chi non si ferma della distribuzione del Comune. Farmacisti: non è colpa nostra, le paghiamo così. (Foto da Teletruria)

Acqua distribuita alle persone in coda (da Teletruria)

Arezzo, 11 aprile 2020 - E’ davvero un Venerdì di passione. E non solo perchè siamo al culmine della Settimana Santa, nel giorno in cui non si celebrano nemmeno le messe e si rievoca la Crocifissione. Il Cristo morto delle processioni della tradizione (tutte cancellate in questi giorni sospesi che non sembrano neppure la vigilia di Pasqua) si trasferisce ahinoi anche nella sofferenza delle code davanti ai supermercati.

E’ comunque festa, sia pure in tono mai così minore almeno dal 1944 (a proposito, allora la strage di Vallucciole avvenne appunto il sabato di Pasqua) e la gente corre a rifornirsi per celebrare, sia pure dentro le mura di casa in cui siamo tutti agli arresti domiciliari, un pizzico almeno del rituale consumistico consueto.

Inevitabile, insomma, che anche le file si impennino. Lo si vede persino nei supermercati di quartiere, in cui non vale la consueta tregua dell’ora di pranzo: no, tutti in coda anche allora. Ma soprattutto lo si scopre nelle file infinite (ma ordinate) davanti ai templi della grande distribuzione, al servizio non di una zona ma dell’intera città.

Ecco dunque che Esselunga e Coop del centro Setteponti vengono prese d’assalto da una folla che non si registrava dai giorni in cui si temeva un restringimento degli orari poi mai applicato. All’Esselunga, per tutto il pomeriggio, la «processione» dei clienti in attesa raggiunge la doppia colonna, nel senso che il serpentone dei clienti è così lungo da dover necessariamente ripiegare su se stesso.

Fa caldo sotto il sole della prima vera giornata di primavera, aspettare diventa una via crucis. E per fortuna che il personale ausiliario dell’ipermercato si mette nei panni del centurione che saziò la sete di Cristo sulla croce: acqua per tutti distribuita gratuitamente. Sono sparite invece le code per le mascherine: la distribuzione gratuita del Comune ha un po’ rallentato l’ansia da «mamma mia, c’è il Covid e non ho niente da mettermi sulla bocca». Il che non toglie che nelle farmacie come nei pochi negozi aperti i prezzi restino esagerati. Riassumiamo per comodità.

Prima dell’emergenza, una pezzuola di quelle chirurgiche veniva importata dalla Cina al prezzo di tre centesimi a pezzo, ma le mettevano soltanto medici, dentisti e infermieri addetti alle sale operatorie o alle cure odontoiatriche. Poi la grande penuria e l’impennata. Ancora adesso, a essere fortunati, una mascherina chirurgica (per chi non si accontenta delle 200 mila di Palazzo Cavallo provenienti dalla Regione) costa intorno ai due euro. I modelli più raffinati, quelli lavabili o con un minimo di filtro, possono raggiungere i 7-8 euro.

Non parliamo di quelle professionali Ffpp2 e Ffpp3, che si trovano solo negli ospedali e nei reparti Covid. Speculazione di chi vuole guadagnare forte sulla nostra Grande Paura e sull’ansia di sicurezza, peraltro fortemente richiesta da chunque abbia un’autorità pubblica? Una farmacista del centro respinge l’accusa: «Io una mascherina la pago 1,30 euro più Iva, la rivendo a 2 praticamente senza guadagno. E’ un servizio, non un commercio». Ha sicuramente ragione lei, ma a monte della farmacia, lungo la catena che parte dalla Cina per arrivare fin qui, hanno tutti la coscienza immacolata?