REDAZIONE AREZZO

Strage di negozi in via Vittorio Veneto: 14 in chiusura in poche settimane. Calzature a picco ma non solo. Ed è allarme su un ulteriore sbarco di cinesi

Confesercenti: "Non vogliamo una strada etnica". E l'ansia di Saione contagia anche il resto del centro: forti difficoltà anche nel Corso SU LA NAZIONE DI OGGI

Via Vittorio Veneto e il commercio

Arezzo, 15 luglio 2014 - Fa più rumore un negozio che chiude di quelli che gli crescono intorno? Di massima sì: e figuriamoci in via Vittorio Veneto dove di negozi ne stanno per chiudere a grappoli: quattordici, sempre che l'emorragia venga bloccata. Forse il segnale di un malessere più ampio che potrebbe nei prossimi mesi dilagare verso il centro. Cosa succede fra il grande incrocio con via Arno e Campo di Marte? I commercianti scappano a gambe levate. Qualche negozio ha già abbassato le serrande, altri hanno in corso le liquidazioni di chiusura attività. E’ il caso, ad esempio, delle tre vetrine di scarpe in prossimità di piazza Saione: Mimosa (l’ex Simoncini), Jacobus, che liquida tutto anche nel punto di vendita del Corso alto, e Del Cucina. Settore esposto. Ma con loro  ci sono due negozi storici di casalinghi come Pierteresita e Cose di Casa. Per non parlare dell’ex pub St Gregory, poi trasformato in negozio, del forno Dolcezze Savini, di un altro negozio di abbigliamento, di un fioraio e di un paio di gioiellerie.  La Confesercenti ha organizzato qualche riunione fra i commercianti. E oltre alla rabbia c'è la paura per le voci. Come quella di uno sbarco in massima di cinesi provenienti da Prato, già pronti a subentrare. «Sarebbe un peccato - dice il direttore di Confesercenti Mario Checcaglini - una strada che si è sempre caratterizzata per la sua ecletticità ridotta a una sorta di via etnica, come già ce ne sono a Milano e Roma. Non è quello che vogliamo noi e non è quello che vogliono i commercianti».