È la terra delle industrie, forse l’ultima terra, almeno nei confini della Toscana "granducale". I dati confermano che siamo la provincia dove la manifattura fa la parte del leone, ancora un terzo della nostra economia è appesa alle fabbriche. Però crescono velocemente le pensioni: sono arrivate al 43% rispetto alla popolazione, contro una media toscana che si ferma al 40. E tre punti percentuali su certe cifre fanno la differenza. Un allarme capelli grigi.
Finora risuonava dalle classifiche del benessere e dagli indicatori sociali, ora comincia ad avere una ricaduta non banale anche sul piano economico. E così, tra le pieghe del report che apre lo scenario dell’Arezzo del 2030, la dimensione generazionale lancia le nuove sfide. I due volti di una provincia. Perchè il rullo compressore dell’export continua a girare a tutta velocità, soprattutto grazie all’oro. Il balzo della gioielleria del 135% lascia un’orma indelebile sul dna della provincia. Se l’apporto dell’export viaggia a tre cifre, quindi oltre quota cento, in Toscana abbiamo fatto il vuoto: al secondo posto c’è Siena ma con un dato inferiore di oltre la metà. Le vendite volano, le pensioni si moltiplicano.
L’ennesimo segnale era arrivato qualche settimana fa dalla classifica del benessere di Italia Oggi. Misurava un indice di vecchiaia in crescita, la provincia è 75° in Italia. E cresce in parallelo anche l’indice di dipendenza degli anziani. Un tema che scala le agende, conquista il centro del tavolo. Anche perchè i dati pensionistici non sono esaltanti. Il 26,7% delle pensioni si posiziona nella fascia tra 500 e 750 euro, il 7% è addirittura sotto i 500 euro. La media delle pensioni non supera i ventimila euro, rimanendo quindi ben sotto la media toscana. Dati, sia chiaro, da prendere con le molle. Perchè probabilmente vanno letti sullo sfondo di quella dimensione sommersa con la quale la nostra economia ha sempre dovuto fare i conti. Un 43% di pensioni non equivale automaticamente a un 43% di pensionati, c’è chi gode anche di due assegni, tra la reversibilità del compagno di vita scomparso e la propria. E in effetti la Camera di Commercio precisa con rigore che non c’è stato e per ora non è neanche in vista il sorpasso dei pensionati sulla popolazione attiva. Ma è una forbice che si va via via restringendo, ponendo interrogativi che a livello nazionale faranno sentire presto i loro effetti.
L’altra faccia della medaglia, anche questa da filtrare con un pizzico di buon senso, è che appena il 4% scarso degli aretini riceve un vitalizio superiore ai duemila euro e una percentuale infinitesimale viaggia ancora sopra. Eppure in un gioco sapiente di contrappesi, necessari ad interpretare le classifiche anche più raffinate, le conseguenze cominciano a vedersi. Le richieste sempre più alte al pianeta sanità, uno dei segni inequivocabili di una società sulla via dell’invecchiamento, o in modo ancora più concreto le infinite liste di attesa alle Rsa, sia per conquistare un posto "protetto" in una delle strutture esistenti, sia per candidarsi ai contributi per sostenerne le rette.
Una prima controprova già dai prossimi giorni, lunedì 16 dovrebbe uscire il report più importante, quello curato per il Sole 24 Ore dall’Istituto Tagliacarne. Ma il test decisivo arriverà dalla vita, in testa quella delle nostre città, tra i riflessi grigi di un mondo che sta cambiando.