LILETTA FORNASARI
Cronaca

Sulle orme dei primi Macchiaioli Viaggio a sorpresa nella mostra tra gli ultimi eredi del movimento

Erano un gruppo di giovani artisti, quasi tutti di Livorno: hanno trasportato la tendenza nel Novecento. Dalla piccola tavola di Micheli, il favorito di Fattori, a Lloyd e Ghiglia: quali le opere da non perdere.

Sulle orme dei primi Macchiaioli Viaggio a sorpresa nella mostra tra gli ultimi eredi del movimento

di Liletta Fornasari

L’eredità della pittura macchiaiola, da Ulivi Liegi a Oscar Ghiglia è il titolo della mostra che, abbinata a Cortonantiquaria, è stata curata da Simona Bartolena e organizzata, allestita e ideata da Armando FettoliniPonte 43 in collaborazione con Leogalleries di Monza. E’ ormai una tradizione che Cortonantiquaria abbia una collaterale importante e dopo i Futuristi dello scorso anno, l’attenzione è caduta questa volta su un gruppo di pittori livornesi che all’epoca giovani, hanno segnato la fase più tarda della pittura di macchia negli ultimi anni dell’Ottocento.

Così l’hanno traghettata con cambiamenti importanti verso i primi anni del XX secolo, notoriamente scandito da modernità assolute dettate dalle avanguardie. L’eredità dei grandi maestri del movimento nato alla metà del XIX secolo al Caffè Michelangelo a Firenze trova una nuova identità nelle ricerche di alcuni pittori che operano a Livorno.

È la città che dalla fine dell’Ottocento ai primi anni del Novecento ha assunto un ruolo importante nell’ambito culturale toscano e non solo, vivendo un momento molto felice per le arti figurative, per il teatro, per la letteratura e per la musica.

Livorno era diventata importante meta turistica, oltre che sede di un porto importante e città dove con grande libertà convivevano comunità di lingua e di religione diverse. Luogo nodale per le nuove istanze pittoriche era lo studio livornese di Guglielmo Micheli (1866-1926), posto tra Borgo San Jacopo e Borgo Cappuccini, dove si riunivano gli artisti che, in gran parte appartenenti all’alta borghesia locale, rifiutavano gli insegnamenti accademici e cercavano in Micheli nuovi stimoli per quello che era la "metodologia di visione e di ricostruzione dello spazio", come scrive Simona Bartolena, "per sintesi".

La mostra di Cortona si apre con "Strada sotto la pioggia", piccola tavola di Micheli, allievo favorito di Fattori all’Accademia di Firenze, ma pronto ad accogliere le novità moderne del Divisionismo. Segue "Autunno alle cascine" di Llewelyn Lloyd (1879-1949), ultimo discendente di una famiglia di commercianti di olio. Nel 1894 si è iscritto alla scuola di Micheli, che lo fece esporre all’Esposizione Fiorentina della Società di Belle Arti e nello stesso anno, considerandolo il suo allievo prediletto, ma gli dette la possibilità di conoscere la pittura di Signorini e di Lega.

E di frequentare i Tommasi, Plinio Nomellini (1866-1943), uno dei massimi protagonisti a cavallo tra Ottocento e Novecento, interprete originale del Divisionismo presente in mostra con "Strada con figure" del 1890. Molti erano i frequentatori dello studio Micheli. Oltre a Lloyd, anche Gino Romiti, Renato Natali, Antonio Antony de Witt, Giulio Cesare Vinzio, Benvenuto Benvenuti, Oscar Ghiglia e Amedeo Modigliani, ancora giovane, ma già desideroso di cambiamento e destinato come noto a trasferirsi a Parigi.

Quanto ai trasferimenti che rappresentano senza dubbio un’ulteriore chiave di lettura della mostra cortonese, pensata anche sulla base di connessioni tematiche e biografiche, Lloyd si trasferì nel 1896 a Firenze con Oscar Ghiglia (1876-1945), anch’egli documentato in mostra con il "Ritratto di Elvira Gonnelli" del 1910-1911. A Parigi con Modigliani nel 1914 si era trasferito Ulvi Liegi (1858-1939), altro protagonista della mostra con Giovanni Bartolena (1866-1942), che dei Macchiaioli assume la sintesi della forma, Mario Puccini, Gino Romiti e Renato Natali, vissuto fino al 1979.