
Sulle orme del mistero di Vasari L’affresco dice: "Chi cerca trova" Passano al laser il tempio di Pozzo
Lucia
Bigozzi
Un rebus e la chiave per decrittarlo, un viaggio nel tempo lungo cinquecento anni, un link tra Firenze e Pozzo della Chiana, un’indagine che potrebbe portare a una scoperta archeologica. Ma che ha già dato un primo, importante risultato. Tutto nasce dall’enigma sul vessillo verde con la scritta "Cerca Trova" che sovrasta migliaia di fanti disposti sul campo di battaglia con i senesi guidati da Piero Strozzi nello scontro di Scannagallo (2 agosto 1554). Vasari dipinge la monumentale opera nel Salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio intorno al 1565. I fanti hanno i volti orientati a est e la massa dei loro elmi compone il profilo di una collina. È come se con il "Cerca Trova" avesse indicato il luogo dove, quattro anni dopo, fu incaricato dai Medici di edificare il Tempio di Santo Stefano alla Vittoria, alle porte del borgo nel comune di Foiano.
L’ipotesi legata alla decodificazione della frase rimanda a un altro mistero, oggi al centro di un’indagine che incrocia, ancora una volta, i documenti del passato e la modernità degli strumenti ad alta definizione tecnologica, stabilendo un ponte tra Palazzo Vecchio e Pozzo. Il "link" tra passato e presente, è ancora una volta il Vasari: ad Arezzo nell’Archivio di Stato è custodita una lettera in cui l’allora vescovo Minerbelli, si complimenta con Giorgo Vasari per la scelta del luogo dove erigere il Tempio. Non solo perché è bello e facilmente raggiungibile ma perché durante lo scavo delle fondamenta è stato trovato un "muro antichissimo di bellissime pietre".
Minerbelli scrive: "Il vostro giudizio, il quale va sempre a dare dritto nel segno, nella elezzione, che faceste del sito di Santo Stefano della Vittoria, non potevi eleggere luogo che più a proposito venisse: percioché alla eminenzia e commodità del luogo si è aggiunto questo. Che nel cavar de fondamento si è trovato un muro antichissimo di bellissime pietre". È un altro indizio dell’enigma sul quale si sono concentrate le prime ricerche geofisiche. La storia comincia da un "Mecenate": Mauro Pieri, imprenditore e appassionato d’arte, ha studiato a lungo il Tempio e dopo aver analizzato la lettera del vescovo Minerbelli al Vasari ha segnalato la particolarità al Comune di Foiano che ha finanziato le prime ricerche. "Per ora, abbiamo solo fonti scritte riguardo quello che potrebbe trovarsi sul poggio del Tempio di Santo Stefano ma nelle immediate vicinanze sono documentati ritrovamenti di epoca etrusca e romana", dice Pieri. A Pozzo, sopralluogo con laser-scanner, tomografia elettrica 3D, sono stati eseguiti all’interno del Tempio e nella parte esterna circostante dagli ingegneri geofisici della Geostudi Astier di Livorno, gli stessi che nel 2021 hanno "scandagliato" il Duomo di Siena e fatto le verifiche preliminari al ritrovamento dei bronzi di San Casciano dei Bagni, nel 2022.
L’archeologo Emanuele Mariotti e Ada Salvi, funzionario della Soprintendenza, hanno guidato il team di ricerca a San Casciano e per uno strano gioco del destino, o forse del Vasari se tutto riconduce al "Cerca Trova", seguono anche le fasi preliminari sul Tempio a Pozzo. L’obiettivo è capire cosa c’è sotto per valutarne caratteristiche e origine ma sopratutto per conservare l’edificio del Vasari. Un lavoro a tappe e la prima appena conclusa consente di mettere un punto fermo: sotto al Tempio c’è "una grande struttura in pietra che ha un’impronta più ampia rispetto alla base del Tempio", spiega Gianfranco Morelli, ingegnere geofisico che ha lavorato fino al 2012 sull’affresco di Vasari in Palazzo Vecchio.
"Qui di particolare c’è la collina, un rialzo artificiale di terra alto tre-quattro metri rispetto alla forma naturale del poggio. Abbiamo fatto misurazioni con geo radar tridimensionale e la mappatura di quello che c’è nel terreno - ovvero rilevazioni di vuoti o strutture murarie". Il laser-scanner ha letto millimetro per millimetro la struttura che è in ottime condizioni". Il rilievo geometrico e fotografico in 3D all’interno di una botola al centro del pavimento ottagonale, ha permesso di rilevare una struttura con volta cilindrica alta tre metri. Alle estremità, ci sono due aperture, come feritoie per far passare aria.
Si tratta di una costruzione ricavata nella struttura sottostante, non scavata nel terreno", osserva Morelli. L’altro elemento da approfondire, è la presenza di "materiale estremamente conduttivo, come se ci fosse un liquido salino che contrasta con la morfologia del terreno in questa zona. Bisognerà capire a cosa è dovuto", è l’input di Morelli. È il secondo step del lavoro: carotaggi sul terreno che il Comune finanzierà, "crediamo nel progetto" commenta il vicesindaco Jacopo Franci. Solo a quel punto e in base agli esiti che emergeranno, la Soprintendenza deciderà se aprire il cantiere. Ma, certo, i primi passi, portano in quella direzione.