Tafferugli al Palio dei Rioni. Assolti i tredici accusati

Impedirono l’uscita dalla piazza del mossiere e di un fantino nell’edizione 2015

Tafferugli al Palio dei Rioni. Assolti i tredici accusati

Tafferugli al Palio dei Rioni. Assolti i tredici accusati

Alla fine sono stati tutti assolti i tredici rionali coinvolti nei tafferugli dell’edizione 2015 del Palio dei Rioni. La sentenza di Appello celebrata ieri a Firenze ha ribaltato la condanna a 8 mesi per ciascuno degli imputati che erano già stati condannati in primo grado per violenza privata. Al tempo, stando al giudizio della magistratura aretina, con la loro condotta, i rionali avevano impedito l’uscita dalla piazza del mossiere Luciano Gigliotti e del fantino di Porta Fiorentina, Giosuè Carboni, entrambi contestati al termine della corsa che si concluse con la vittoria del Rione Cassero. Si trattò di due episodi distinti: il primo riguardò alcuni rionali di Porta Romana mentre il secondo altri di Porta Fiorentina per un totale di 13 persone chiamate in aula a rispondere della loro condotta. Al termine del palio di 9 anni fa, il mossiere Luciano Gigliotti guadagnò a fatica la via di uscita e soltanto scortato dai carabinieri e da alcuni uomini dello staff sicurezza: nell’occasione venne contestato anche il fantino del terziere di Porta Fiorentina che venne superato all’ultimo giro. Quello del 2015 fu un post palio movimentato e in quei minuti al termine della corsa un esagitato colpì anche un militare della stazione dei carabinieri di CAstiglion Fiorentino. Si trattò di uno straniero di origini siriane, ospite di alcuni castiglionesi, che in mezzo alle contestazioni colpì un carabiniere in servizio. Per lui si aprì un procedimento che si concluse con il patteggiamento per violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento mentre gli altri 13 rionali, come detto, finirono a processo per poi esser condannati per violenza privata. Fatto sta che dopo il ricordo in Appello dei legali, ieri è arrivato il ribaltone al tribunale di Firenze. La giuria presieduta dal giudice Alessandro Nencini ha evidenziato nel fascicolo un difetto di procedibilità. Infatti dopo la riforma Cartabia si può procedere in aula per il reato di violenza privata soltanto se la parte offesa presenta querela. Querela che non era stata presentata né dal fantino né dal mossiere così come sostenuto dagli avvocati difensori, Massimiliano Lachi e Samuele Zucchini. Tesi che ha convinto la corte che ha ribaltato la condanna a 8 mesi a suo tempo decisa dalla giudice aretina Antonietta Salerno, assolvendo tutti gli impuatati.