Era il 1974 quando Teletruria entrò per la prima volta nelle case degli aretini. Una storia lunga 50 anni che abbiamo ripercorso insieme al direttore, Luigi Alberti, che lavora per la storica televisione da ben ventun’anni. "Teletruria nacque nel 1974 grazie a quattro signori: Massimo Bartolozzi, Antonio Di Meco, Mario de Filippis e Gianfranco Duranti, la loro fu una scelta da visionari. Stabilmente partì nel marzo 1985 quando i quattro iniziarono a prendere persone per produrre il telegiornale che nei primi mesi veniva trasmesso tre giorni alla settimana, per 90 minuti. Non ci crederete, ma l’attesa era tanta. Trasmettevano via cavo, e in città c’erano tre punti dove gli aretini si accalcavano per assistere al Tg che raccontava la loro Arezzo. Era rivoluzionario. Cambiarono anche i costumi e contribuì a deprovincializzare la nostra città".
Fu un crescendo...
"Nel 1978 la proprietà viene rilevata dal gruppo tessile aretino Lebole. In un momento in cui, nonostante la liberalizzazione delle frequenze radiofoniche e televisive da parte dello Stato a favore di soggetti privati, molti erano i dubbi ed i contrasti che mettevano a rischio l’esistenza delle emittenti private, Teletruria fu una delle protagoniste di un’accesa battaglia legale che si concluse con il pieno riconoscimento del diritto all’esistenza dei nuovi soggetti".
Anche momenti difficili...
"Un momento di crisi fu quando Lebole decise di lasciare gli ormeggi. Nel 1983 subentrò Benito Butali, con lui la proprietà ha retto fino ad oggi. Il suo grande merito è aver respinto il piano di Berlusconi di allargare le proprie reti a tutta Italia, c’è riuscito ma senza le antenne di Teletruria".
Teletruria che ruolo ha giocato nella società?
"Ha avuto una funzione sociale ben definita, di autentico servizio sia sul piano dell’informazione, che su quello della collaborazione con le istituzioni. Fra tutti ricordo la lunga notte del 28 dicembre di 11 anni fa, il crollo della diga di Montedoglio. Raccontammo minuto per minuto cosa stava accadendo, su richiesta anche della prefettura. Cercammo di rallentare le tensioni. Ricordo anche la crisi della Unoarre e la sua risoluzione con l’ingresso di Sergio Squarcialupi, un passaggio epocale. Siamo un punto di riferimento per gli aretini, che si sta estendo, grazie al digitale, in tutta la regione e in Umbria".
Cronaca sì, ma Teletruria è stata protagonista anche di momenti più leggeri…
"La presenza del "Penna" è stata fondamentale. Lui riuscì a prendere in giro il boom degli orafi. Suo il personaggio "Randellini" un finto orafo che la faceva talmente bene la sua parte che gli allora dirigenti lo avevano scambiato per un vero orafo. Chiamarono Duranti: "E’ un tantino esagerato, che si moderi" chiesero. E come dimenticare gli Avanzi di balera a Caffè bollente. Furono i primi a rompere il tabù sullo scandalo di banca Etruria".