Erano stati arrestati in flagranza di reato per la tentata rapina alla gioielleria Grotti, ieri i tre componenti della banda hanno patteggiato una pena di un anno e qualche mese ciascuno. Non torneranno in carcere ma dovranno svolgere lavori socialimente utili in un’associazione no profit in Campania.
Era un lunedi mattina di fine settembre. Le sirene delle gazzelle dei carabinieri rompono il silenzio: scatta il blitz e in tre finiscono in manetta. I militari dell’Arma contestano una tentata rapina a tre parneopei che avevano parcheggiato la loro moto davanti la gioielleria Grotti, ai Porcinai. Sarebbero forse entrati in azione da lì a poco. A confermare i sospetti ci sono anche gli “attrezzi del mestiere“ che avevano con loro. Fascette da elettricista, nastro adesivo telato, una mazza e un caciavite di grandi dimensioni. Tutto il necessario sarebbe stato utile per immobilizzare il titolare della gioielleria che se ne stava tranquillo dentro il suo negozio, ormai una seconda casa per lui . Lì per lì, sentendo tutto quella confusione, il commerciante pensava si trattasse di una rissa, aveva raccontatao a La Nazione l’indomani del fatto. E invece altro che.
Dopo l’arresto i tre sono stati trasferiti alla casa circondariale di Arezzo ma all’udienza di convalida il giudice per le indagini preliminari ha, sì convalidato, ma disposto gli arresti domiciliari, che sono stati revocati soltanto una ventina di giorni fa, a fine ottobre.
Due di questi avevano cinquantanni, l’altro una ventina. Due avevano qualche precedente alle spalle: anche un tentato omicidio nel caso del giovane,oltre a rapina e reati legati al traffico di droga. Precedenti che hanno avuto il loro peso anche nell’aula del tribunale di Arezzo. La strada che ha seguito la difesa è stata quella del patteggiamento. Gli imputati, assistiti dall’avvocato Andrea Santini, hanno amesso le loro responsabilità, seppur rimanendo in silenzio; non hanno contestato l’accusa della pm Julia Maggiore e così hanno ottenuto lo sconto di pena di un terza. I due con precedenti penali hanno patteggiato un anno e sei mesi, mentre l’incensurato un anno e due mesi. La gip Giulia Soldini, nell’udienza di ieri, ha dato il suo assenso all’accordo tra Procura e difesa seppur condizionato all’individuazione di un’associazione no profit in cui svolgere i lavori socialmente utili. Si tratterà di attività di volontariato per 6/14 ore settimanali per la durata della pena concordata.