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Il blitz aveva permesso l’arresto dei tre che stavano per rapinare il negozio di Grotti. Con loro avevano diversi attrezzi
di Gaia PapiAREZZOLavori di pubblica utilità. È quanto il giudice Soldini ha accordato a tutti e tre gli imputati arrestati in flagranza di reato per la tentata rapina alla gioielleria Grotti nel settembre scorso. I tre partenopei, due cinquantenni e un ventenne, componenti della banda, avevano patteggiato una pena di un anno e qualche mese ciascuno. Adesso la decisione, non torneranno in carcere ma dovranno svolgere lavori di pubblica utilità in un’associazione no profit.
Diverse le ore assegnate, a pesare i loro precedenti. Anche un tentato omicidio nel caso del giovane, oltre a rapina e reati legati al traffico di droga. Pertanto i due che avevano precedenti dovranno fare circa 1100 ore di volontariato, l’altro 900. Gli imputati hanno già trovato le associazioni disposte ad accoglierli, due opereranno in una associazione di pubblico servizio di Castellammare di Stabia e un altro sarà impiegato in Comune. Nessuna ulteriore restrizione di libertà, salvo per uno dei tre che aveva già precedenti per rapina per il quale il questore di Arezzo ha disposto il foglio di via dalla città. Era un lunedì di fine settembre quando uno dei tre aveva parcheggiato il proprio scooter davanti la gioielleria Grotti, in via Spinello, ai Porcinai. Subito dietro, a piedi, gli altri due. Sarebbero forse entrati in azione di lì a poco.
A confermare i sospetti ci sono anche gli "attrezzi del mestiere" che avevano con loro. Fascette da elettricista, nastro adesivo telato, una mazza e un cacciavite di grandi dimensioni. Tutto il necessario sarebbe stato utile per immobilizzare il titolare della gioielleria che se ne stava tranquillo dentro il suo negozio chiuso, in attesa di un corriere. "Verso l’ora di pranzo intravedo dalla serranda un gran movimento, poi sento tante sirene arrivare sul posto – raccontò dopo la tentata rapina - mi affaccio e vedo i carabinieri. Sarà stata l’ennesima rissa, ho pensato". Si sbagliava. In verità tre persone erano appena state arrestate. Stavano per rapinare il suo negozio. Dopo l’arresto i tre erano stati trasferiti alla casa circondariale di Arezzo ma all’udienza di convalida il giudice per le indagini preliminari ne aveva disposto gli arresti domiciliari, revocati poi a fine ottobre scorso.
Gli imputati, assistiti dall’avvocato Andrea Santini, sin da subito hanno ammesso le loro responsabilità, seppur rimanendo in silenzio; non hanno contestato l’accusa della pm Julia Maggiore e così hanno ottenuto lo sconto di pena di un terza. I due con precedenti penali hanno patteggiato un anno e sei mesi, mentre l’incensurato un anno e due mesi. La gip Giulia Soldini ha dato il suo assenso all’accordo tra Procura e difesa seppur condizionato all’individuazione di un’associazione no profit in cui svolgere i lavori socialmente utili. A breve inizieranno a scontare la loro pena.