Luca Amodio
Cronaca

Aggressione all’autolavaggio: “Mi ha costretto a bere l’acido”. Il racconto choc della vittima

Si indaga per tentato omicidio. Il pakistano Muhammad ha raccontato ai carabinieri la sua verità sul caso di Monte San Savino. L’aggressione da un conoscente nell’autolavaggio e poi le minacce ricevute per non fare querela

Carabinieri all'autolavaggio

Carabinieri all'autolavaggio

Monte San Savino (Arezzo), 11 ottobre 2024 – “Mi ha colpito con un bastone, e poi mi ha obbligato a ingerire il liquido”. Dentro c’era acido muriatico. E questo è il racconto di Muhammad N., il giovane pakistano di 29 anni, che lo scorso ferragosto venne aggredito nell’autolavaggio dove lavorava. Le sue condizioni erano critiche: dopo la lavanda gastrica al San Donato è stato necessario il trasferimento a Pisa. Per un mese è rimasto in coma a Cisanello per le gravi ustioni che aveva riportato: ha lottato tra la vita e la morte. Nel frattempo la procura di Arezzo aveva aperto un fascicolo: tentato omicidio l’ipotesi di reato, per la quale si procede anche senza querela di parte. Altro che incidente sul lavoro come si pensava all’inizio: qualcuno voleva ammazzarlo. Martedì il ragazzo ha deciso di farsi avanti: ha raccontato tutto ai carabinieri. Muhammad e il suo connazionale, qualche anno più grande di lui, si conoscevano.

Non solo: volevano aprire un autolavaggio insieme. Per questo la vittima aveva prestato al suo aggressore 8mila euro: somma necessaria, insieme ad un’altra quota dello stesso importo, per comprare l’autolavaggio dove lavorava in via XXV aprile a Monte San Savino. I soldi però in un secondo momento non sarebbero stati sufficienti: e qui la richiesta di alzare l’asticella che però ha visto il no secco di Muhammmad. A questo punto ha anche chiesto la restituzione di quanto dato a quello che pareva fosse un suo amico. Ma lui ha detto no.

Ed è così che arriviamo a ferragosto. La classica, torrida, giornata d’estate tant’è che quando Muhamamd viene ritrovato a terra nell’autolavaggio si pensa ad un incidente: “Per il caldo ha bevuto da una bottiglia dell’acido anziché da quella dell’acqua”. Macché, qualcuno lo avrebbe preso per il collo e lo avrebbe costretto a bere. È la versione della vittima, certo, ma è anche il punto di partenza delle indagini che hanno preso il via a fine estate sotto l’egida della Pm Julia Maggiore che coordina il caso seguito dai carabinieri della Compagnia di Cortona. Carabinieri che in settimana hanno ricevuto la querela da parte del giovane che ha vuotato il sacco.

Lo ha fatto a due mesi di distanza perché intanto il suo presunto aggressore lo avrebbe minacciato. Più volte. Una volta a voce, ad Arezzo: Un’altra volta con un vocale su whatsapp, inviato al cugino: “Se parli non ti ridò i soldi”, gli avrebbe detto.

Dopo settimane e settimane ha varcato il Rubicone, assistito dall’avvocato Marco Gnalducci a cui ha affidato la difesa che porterà avanti insieme ai legali Bernardo Viciani e Riccardo Capezzuoli. Intanto il 6 settembre scorso è stato già interrogato il titolare dell’autolavaggio. È indagato per favoreggiamento.In un primo momento avrebbe riferito ai carabinieri che quando era arrivato il ragazzo era già ferito, salvo poi rettificare dicendo che aveva visto i due litigare.

Tutto è a verbale, nero su bianco, ma ancora gli interrogativi da scogliere ci sono anche se il giallo di Monte San Savino inizia ad assumere una trama più delineata e nitida. Una storia di soldi, una storia di vendetta.