
Enrico Guidi
Arezzo, 19 dicembre 2019 - Sei anni al fuciliere di Sansepolcro, condannato con rito abbreviato per tentato omicidio. E’ la vicenda di Enrico Guidi, 44 anni, l’uomo che dal suo casolare in località Montagna, nelle campagne di Sansepolcro, sparò due colpi di fucile contro l’auto di due fratelli, costringendo i malcapitati a scappare per sfuggire al fuoco. Guidi, assistito in giudizio dall’avvocato Tiberio Baroni, è stato invece assolto dalle accuse di sequestro di persona e minaccia a mano armata.
Il pubblico ministero aveva chesto dodici anni di reclusione, più leggera la mano del Gup Fabio Lombardo. La storia è nota. Siamo a fine maggio di quest’anno quando a Montagna, sulle pendici dell’Alpe della Luna, Enrico Guidi, dopo avre telefonato in caserma a Sansepolcro urlando «Oggi vi ammazzo tutti», si affaccia alla finestra ed esplode due colpi da un fucile che non sarà mai ritrovato.
«Pensavo fossero i carabinieri» dirà in stato quasi confusionale per l’ubriachezza ai due fratelli che gli gridano «cosa fai?». Temeva forse che i militari fossero lì per la questione di una patente ritirata. Ma la cosa non finisce: Guidi si barrica in casa e solo dopo una lunga trattativa con il comandante dei carabinieri di Sansepolcro, si convince ad arrendersi. Immediato l’arresto e la detenzione in carcere con tanto di accusa di tentato omicidio.
Ed è questa dinamica dei fatti, avvalorata dal racconto dei due fratelli bersagliati dalle fucilate, che viene accettata dal Gup Lombardo per arrivare alla condanna. Il difensore Baroni aveva cercato di ribaltare l’impianto accusatorio iniziando proprio dalla telefonata ai carabinieri nella quale Guidi avrebbe detto in realtà «Li ammazzo tutti», riferendosi non ai militari ma proprio ai due fratellli dai quali lo dividevano rancori legati alla vendita di un cane di pregio.
La versione è stata confermata dal padre di Guidi, Ferruccio, allevatore di segugi di razza, dalla mammae dagli altri congiunti. I fratelli, è la spiegazione di famiglia, ne volevano acquistare uno ma davanti al diniego di Ferruccio avrebbero cercato, proprio quel giorno, di portarsene via uno.
La ricostruzione della difesa non ammetteva neppure la presenza del fucile. Enrico, si è sostenuto, non imbracciava l’arma ma aveva tra le mani soltanto una motosega. Insomma, niente spari e quindi niente tentato omicidio.
E il fucile non sarebbe stato trovato perché mai esistito. Purtroppo per Guidi, il Gup non ha dato credito alla versione di famiglia, sposando la tesi opposta, e cioè che Enrico, dopo la telefonata di minaccia in caserma, si sia messo alla finestra pronto a sparare sui carabinieri. Ma arrivano prima i fratelli, Enrico cade nell’equivoco e spara comunque.
Arriva invece dal Gup l’assoluzione per il reato di sequestro di persona, sostenuto dalla procura secondo cui i due fratelli sarebbero stati costretti ad entrare nell’abitazione e qui di fatto sequestrati per circa un’ora con il fucile puntato allo stomaco. Scapperanno soltanto, hanno raccontato, approfittando di un attimo di distrazione di Guidi, chiamato a un inappellabile bisogno fisiologico.
Al fuciliere di Montagna sono state infine concesse le attenuanti generiche nonostante l’arma non sia mai stata ritrovata. L’avvocato Tiberio Baroni ha intanto annunciato il ricorso in appello.