REDAZIONE AREZZO

Terremoti, ecco i più forti della storia aretina: 13 oltre il 5° grado, incubo Valtiberina

A Monterchi i più devastanti ma un episodio pesante anche in città. Tanti i fenomeni nel '900. Sulla casistica si fonda anche la classificazione di rischio

Sismografo registra una scossa

Arezzo, 2 novembre 2016 - Quel 25 dicembre del 1353 la gente tra Monterchi e il Borgo veniva da dieci anni di guerra, carestia e peste nera. Aspettava Natale per respirare un po’: arrivò il terremoto. E il più devastante della storia aretina. L’unico oltre il sesto grado, almeno in base ai modelli matematici attraverso i quali anche i fenomeni più lontani sono stati tradotti in gradi Richter.

E l’epicentro è lì, in quella terra di mezzo che qui trema più di ogni altra: Monterchi. La stessa terra che il 26 aprile del 1917 sarebbe stata distrutta dalla seconda scossa più grave: 5,8. «Monterchi è stata rasa al suolo» scrive il 1° maggio di quell’anno il giornale «La Rivendicazione». E del resto ci sono le foto d’epoca a testimoniare che il cronista non aveva esagerato. Un viaggio tra le faglie lungo mille anni.

La sintesi? Tredici le scosse oltre il 5° grado Richter. Ma ventidue quelle al di là del 4,6, comunque botte pesanti, specie se coniugate alle condizioni strutturali di città e villaggi. Una mappa dalla quale la Valtiberina esce come la terra della paura. Sui 13 terremoti più gravi ben dieci hanno pescato il loro epicentro dalle parti di Piero. Monterchi avanti, poco dietro Sansepolcro, del resto sconvolta anche dai sismi del paese vicino.

Ma in classifica c’è anche Anghiari, colpito e affondato da una scossa devastante nel giugno del 1948. Anche quello non risparmia Sansepolcro, una ragazza muore sotto il crollo della chiesa di San Francesco, più sfortunata delle suore salvate d’un soffio due giorni fa nella basilica di Norcia. E Arezzo?

La sua pagina più nera filtra non dai giornali ma dagli annali. Gli annali di Farulli, riconfermati da varie fonti: mille anni fa, il 1005, una scossa del 5,4 Richter, collegata a fenomeni paralleli avvenuti in quei mesi nel frusinate.

Negli ultimi 100 anni quattro dei terremoti più forti: da quello di Monterchi a quelli a Sansepolcro prima nel 1919 e poi nel novembre 2001 a quello di Anghiari. Ma nella scaletta più ampia sono tanti i fenomeni concentrati nel ’900, a conferma che qui non saremo nella zona sismica più pericolosa ma è vietato scherzare con il fuoco. O fare finta, stile don Ferrante, che i terremoti non esistano. E tra l’altro tra gli epicentri di questa classifica in nero ci sono località non sospette.

C’è Capolona, in quel 1796 che fu anche l’anno dello sciame sismico legato al miracolo della Madonna del Conforto. C’è Castiglion Fibocchi nel gennaio del 1918, ci sono Chitignano e Chiusi della Verna: la prima nel giugno 1902 e la seconda nell’agosto del 1969. Uno dei primi colpi che hanno lasciato cicatrici profonde, ad esempio alla Beccia.. E c’è Lucignano, nel novembre del 1908: e colpisce che nella mappa del rischio il paese degli innamorati, con un evento così forte alle sue spalle, sia classificato solo in fascia 3, la meno critica. E alcuni di quei terremoti hanno avuto conseguenze che richiamano le cronache di questi giorni.

«La Torre d’Elci crollò seppellendo e uccidendo tutta la guarnigione viscontea» raccontano le cronache del terremoto a Monterchi del 1352. «Nella zona tra il Cerfone e Celle si aprirono numerose fenditure nel terreno e in un bosco furono sradicati querce e castagni»: e siamo ancora a Monterchi, anno 1917. E poi la reazione, i tendoni del Circo Varietà usati a Sansepolcro come tendopoli. L’arrivo della Regina Margherita, quella della pizza, «che promise denaro e alimenti». O la fuga della Madonna del Parto. Fu tolta dalla cappella del cimitero, pericolante, e riparata in una casa alle Ville. Mentre da Arezzo già la chiedevano per la pinacoteca: accoglienti, no?