Arezzo, 17 dicembre 2018 - «Siena? Niente da fare: neanche se ci dessero piazza del Campo». Sono tirolesi, anzi altoatesini, del profondo nord. Johannes Zossmayr arriva da Vipiteno, come dire pochi chilometri prima del confine: ma già hanno capito il punto debole degli aretini. Non solo confermano «eterna» fedeltà a piazza Grande e alla città: no, lo fanno respingendo le avance di un’amante che di sicuro non passa inosservata.
«E’ vero, Siena ci ha inseguito a lungo: e avevamo posto come condizione proprio avere da metà novembre la loro piazza migliore. Ora è troppo tardi». Gunther Tarneller lo dice come certe mogli quando il marito cambia solo fuori tempo massimo: ma stavolta a vincere è proprio il matrimonio. Il matrimonio tra questo gruppo di piccoli imprenditori del nord, tutti giovani e con un entusiasmo da grande frontiera americana, e una città che si ritrova a sorpresa proiettata sulla scena del Natale.
«La nostra intenzione è farne il mercatino leader a livello nazionale». Lo guardi Gunther ma non scherza. Ma si riferisce anche a Brunico, Merano e dintorni? «Credo che sia possibile, l’escalation di quest’anno lo dimostra». A Verona, un altro degli eventi a cui partecipa, lui titolare di un marchio forte di abbigliamento (Amadeus Trach) vende loden, cappelli e pantofole in feltro.
Sorridente ma concreto, fa sul serio: e i suoi amici come lui, in testa Johannes da Vipiteno e Willi Weger dalla Valle Aurina, appena dietro il castello delle streghe di Campo Tures. «Abbiano ricevuto tante offerte: ma ormai Arezzo è una data rodata e sarebbe un rischio anche per noi cambiare». Quindi? «Siamo pronti a firmare un altro accordo biennale». Considerando che per ora sono coperti fino al 31 dicembre 2019 significa altri tre anni di mercatino.
Ed è solo l’inizio di un’avventura destinata a continuare. «In testa abbiamo già alcuni miglioramenti». Ma non ha bisogno di togliersi il cappello di feltro per esporli. «Intanto una terza baita, a ridosso del palazzo di Fraternita: pensiamo ad una proposta di prodotti tipici altoatesini, dai formaggi ai salumi. Con un’atmosfera tipo stube, quella che per ora manca».
Una baita ridotta rispetto a quella principale dalla quale brindano, con un vino rigorosamente tirolese. «La collaborazione di Ascom è formidabile, risolvono qualunque tipo di problema. Se poi il Comune proseguirà con questa offerta di attrazioni al Prato tutto andrà per il meglio: già quest’anno la ruota panoramica e la pista di pattinaggio hanno rafforzato l’offerta».
Spazi per altre casine in piazza non ce ne sono, offerte da altri aretini sì. «L’ideale sarebbe mettere altri stand uguali in via Vasari: sarebbe anche un modo di proseguire il percorso verso il Prato». Partenza del mercatino 2019 a metà novembre, con ogni probabilità il 16, ovviamente un sabato. Sempre per quattro giorni.
«Nei mercatini tradizionali quest’anno c’è stato un calo che in qualche caso ha toccato il 25%, in particolare a Merano». Una formula che comincia ad appannarsi? No, vanno a dritto come tutto il resto. «Crediamo che la concorrenza di Arezzo cominci a farsi sentire». Li guardi, non fanno una piega e nel vino hanno appena appena intinto le labbra. Sì, sono seri. E forse a Siena sarebbero davvero sciupati.