
di Federico D’Ascoli
Un Capodanno senza L’Acquolina in bocca. Quella del ristorante di Paolo Tizzanini, lo chef che ha frequentato a lungo gli schermi della Rai con le sue ricette e che preparò il ricevimento ad Arezzo per la visita di papa Benedetto XVI.
"Il 31 dicembre resterò chiuso", dice tutto d’un fiato Tizzanini, il ristoratore che preferisce farsi chiamare oste. Le notizie degli ultimi giorni lo hanno convinto: il suo ristorante a Paterna di Terranuova frequentato anche da tanti Vip terrà le luci spente nella notte di San Silvestro. Una scelta dolorosa ma, a sentire Tizzanini, inevitabile.
"Ci rendiamo conto in che situazione siamo? – si scalda – contagi che crescono ogni giorno, gli ospedali che tornano a essere sotto pressione: dobbiamo essere responsabili con noi stessi e con i clienti. Non ha senso aprire quella sera per correre rischi inutili".
Nel momento in cui si ragiona sull’obbligo del tampone ai vaccinati che partecipano ai grandi eventi, anche il salone di un ristorante può essere un assembramento pericoloso.
Si ragiona anche sull’estensione del Super green pass ai lavoratori più a contatto con il pubblico, soprattutto per i dipendenti pubblici compresi anche i ristoratori. Quasi certo lo stop alle feste in piazza per fine anno.
Tizzanini ha iniziato ad Arezzo con una piccola fiaschetteria nella quale venivano serviti salumi locali e primi piatti.
Negli anni Novanta crea L’Osteria dell’Acquolina e insieme alla moglie Daniela inizia un percorso di recupero di ricette e prodotti locali che lo portano anche a Uno Mattina, Linea Verde e La Prova del Cuoco. Con il compianto Beppe Bigazzi ha fondato la Magnifica Accademia degli Osti Custodi per salvaguardare i prodotti e le ricette tradizionali.
Un lungo percorso fatto di riconoscimenti e ospiti Vip come Patrizio Bertelli e l’indimenticabile Paolo Rossi (nella foto).
Adesso, di fronte alla pandemia, preferisce fermarsi un turno, in attesa di tempi migliori.
Se davvero il ristorante è un pericolo per il Covid sarebbe meglio chiudere per tutte le Feste...
"Assolutamente no. Il giorno di Natale e la vigilia sono diversi: sono pranzi di famiglia, tra persone che si controllano a vicenda, Capodanno è una festa meno gestibile, si arriva fino a mezzanotte, si balla anche tra i tavoli per festeggiare il nuovo anno. Troppi pericoli inutili".
Con il periodo complicato che hanno passato i ristoranti in era Covid anche una serata come il Capodanno non può fare la differenza?
"Non la fa e non deve farla. È una serata in un anno: la ristorazione è una cosa seria, non si può improvvisare".
Molti suoi colleghi non la penseranno così...
"Ma infatti faccio un appello anche a loro: mettiamoci la mano sulla coscienza e decidiamo di dare un segnale forte tenendo chiusi i nostri locali".
Sembra una resa, la sua.
"Ma, mi creda, così non è perché la ristorazione deve essere un servizio di qualità, le restrizioni, le paure dei clienti non sono la cosa migliore per portare avanti un’attività. Meglio avere il coraggio di fermarsi un attimo per tornare più forti di prima".